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L'illusione delle Ferrari competitive

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Chissàdove e come era nata la pazza idea che a Valencia la Ferrari avesse il potenziale per primeggiare e vincere, così come ce l'aveva avuto – senza però riuscire a sfruttarlo – a Montecarlo e a Montréal. Vero che, a somiglianza di quei due, Valencia è un circuito cittadino, con molti muretti, qualche chicane e persino un bel tornantino. Ma a Valencia ci sono, innanzi tutto, la bellezza di 25 curve, più che su qualsiasi altra pista; e soprattutto non ci sono le gomme supersoft, quelle che a Montecarlo e Montréal avevano messo le ali alle F 150 Italia, ma quelle a mescola medio-dura che alle rosse proprio non vanno giù. Per cui sorprende che persino Alonso si fosse sbilanciato, parlando di chance di vittoria. Marketing nazionalistico per promuovere la seconda cosa spagnola della stagione? Non vedo altra spiegazione. Mi riesce infatti difficile credere che anche uno che di F1 dovrebbe capirci qualcosa come il due volte campione del mondo potesse aver abboccato all'esca del provvedimento con il quale la FIA proibisce, da questo Gran Premio, di modificare fra qualifiche e gara le mappature delle centraline elettroniche che gestiscono il funzionamento dei motori. Secondo gli incompetenti, questa mossa sarebbe stata concepita proprio per favorire la Ferrari, in quanto la Red Bull sarebbe stata la più brava a sfruttare a fini aerodinamici i gas di scarico soffiati dal motore senza interruzione sotto la macchina anche quando il pilota alza il piede dall'acceleratore. E averglielo di fatto proibito (perché poi in gara quest'artificio non si può usare con la stessa intensità e continuità, visto che mette a rischio l'affidabilità del propulsore e provoca un eccessivo consumo di benzina) secondo questi signori avrebbe tolto alla Red Bull la sua arma migliore in qualifica. In realtà, anche il più credulone dei ferraristi avrebbe dovuto capire che la novità, più che Vettel e Webber, avrebbe handicappato i loro avversari. Eh, sì, perché la mappatura-carogna la potevano fare tutti, dunque non avvantaggiava nessuno (anzi: metteva delle pezze alle lacune tecniche dei più scarsi), mentre toglierla ha restituito alle altre componenti – l'aerodinamica vera e propria, la meccanica, le sospensioni – la loro originale importanza primaria ai fini della tenuta di strada delle vetture, importanza qui maggiore che altrove per via delle famose 25 curve. Col risultato che, essendo la Red Bull la migliore in tutto, Vettel ha riportato ai vecchi livelli il distacco inflitto agli Hamilton e agli Alonso, e che anche Webber è riuscito finalmente a tornare in prima fila. Insomma, complice anche la carenza di punti adatti a sorpassare, apprestiamoci, oggi, ad assistere all'ottava replica del film che vediamo dall'inizio dell'anno. Sperando che siano ancora una volta i muretti, la safety car o i folli arrembaggi di Hamilton a farci divertire lo stesso e magari, come a Montréal, a regalarci un finale a sorpresa.

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