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Resa Schiavone

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Schiavone

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Fine di un sogno. Come già nel 2001, 2004 e 2005, la corsa di Francesca Schiavone al Foro Italico si ferma nei quarti di finale, ostacolo insuperabile per la campionessa delll'utima edizione del Roland Garros. Un tabù maledetto per la milanese e le donne del tennis italiano, assenti sul trono degli Internazionali dal lontano 1985, anno in cui la bravissima Raffaella Reggi vinse un'edizione in tono minore. Ci credeva davvero, Francesca Schiavone. Mai come quest'anno, dopo quattordici tentativi andati a vuoto, il momento era propizio, il tabellone favorevole: McHale, Hantuchova e poi Stosur, l'avversaria del trionfo più bello e dell'ultimo successo importante, a Hobart, nel primo turno di Fed Cup. Sarà per questo che Francesca ha «l'amaro in bocca» e un rammarico grande così: «Mi ero ripromessa di dare tutto, e invece». E invece la partita scappa via troppo in fretta. «Devo battere bene – aveva spiegato la Schiavone alla vigilia – è la chiave della sfida contro l'australiana». Analisi corretta e impietosa: il doppio fallo con cui la milanese apre il match è un funesto presagio. La Stosur prende il sopravvento, 2-0 e 4-1 in 20 minuti. Francesca è troppo passiva, fallosa da fondocampo e imprecisa al servizio. «Ci ho messo mezz'ora a prendere il ritmo, sentire la palla e trovare il mio gioco: davvero troppo». Per la reazione, ancora una volta, c'è bisogno dei consigli di Tathiana Garbin. «Entra in campo, aggrediscila, non aspettare i suoi errori». La Schiavone ci prova subito: attacca la seconda di servizio, scende a rete, si procura una palla break – rimasta l'unica dell'intero incontro che è stato sostanzialmente dominata dalla sua avversaria – ma certo contro i bolidi di Sam Stosur non è facile. E poi, con due break di svantaggio, il primo set è ormai compromesso. E poi? «Poi ho avuto le mie occasioni, ma non le ho sfruttate». Vero? Non proprio, almeno a guardare i numeri e l'andamento del match: nel secondo set la Schiavone ha portato a casa soltanto sei punti nei cinque turni di risposta giocati. «Ma ho avuto tante possibilità – osserva la milanese – e la partita poteva girare. Avevo bisogno di un altro set: al terzo avrei potuto vincere». La sensazione, per la verità, è che Francesca non abbia mai avuto il controllo del match. E anzi è sembrato quasi naturale il break decisivo realizzato dalla Stosur nel nono game, propiziato da altri tre banali errori dell'azzurra prima del 6-2 6-4 finale. «Mi dispiace – confessa una delusa e arrabbiata Schiavone – questa partita contava davvero molto per me. Quando gioco a Roma sono felice, il pubblico è meraviglioso. Purtroppo è andata così, ora devo aspettare altri 365 giorni. Ma io non smetto di sognare».  

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