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Roma nel destino

James Pallotta, uno dei soci della cordata americana che ha acquistato la Roma

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Ricco, ricchissimo. Ma non per questo snob o diffidente. Quando James Pallotta ci vede nel ristorante Nebo gestito dalle sorelle, si alza e ci accoglie con il sorriso. «Benvenuti, è un piacere avervi qui». Pallotta è il socio più famoso del consorzio americano che venerdì ha acquistato il club giallorosso. A Boston lo conoscono come uno dei proprietari dei Celtics del basket, ma le sue fortune nascono lontano dallo sport: è un mago dei fondi «speculativi», uno dei manager più pagati degli Usa, con stipendi intorno ai 200 milioni di euro l'anno. Per lui il sogno Roma viene da lontano. Il nonno materno, calabrese, ha sposato una donna di Poggio Nativo vicino Rieti e insieme hanno aperto il mobilificio Savioli, una sede anche a Roma. La mamma di James, Angie è nata invece in Puglia. C'è anche lei al ristorante con i tre figli. Carla e Christine si sono occupate del «catering» durante le trattative nello studio Bingham, compresa la torta con la scritta «Forza Roma». «È incredibile la passione per questa squadra. In un giorno ho ricevuto 1.600 richieste di amicizia su Facebook dall'Italia. Voglio venire presto a Roma» ci racconta Carla. James Pallotta potrebbe partire insieme a DiBenedetto a fine maggio, «per assistere all'ultima di campionato. Mi ero già interessato all'affare quando era saltata la trattativa Soros - racconta nell'intervista concessa venerdì dopo le firme - poi Tom me ne ha riparlato e ho detto subito sì». Pallotta ci tiene a precisare che «DiBenedetto è il capo del consorzio: io e gli altri soci siamo nel comitato esecutivo, ma alla fine è lui che decide. E noi ci fidiamo». Il «Garden», il palazzetto del basket, è a due passi dal ristorante. «Quando abbiamo comprato i Celtics con gli altri soci abbiamo detto che avremmo riportato l'anello Nba a Boston entro cinque anni: ci siamo riusciti alla 5ª stagione. Ora vogliamo riportare lo scudetto a Roma: non succede dal 2001 e il nostro obiettivo è riportarla ai livelli gloriosi che merita. Negli ultimi giorni abbiamo avuto molti contatti con gente che si occupa di calcio negli States: vogliamo organizzare un'amichevole Roma-Liverpool a Fenway Park, lo stadio del baseball». Pallotta conosce bene Totti, «di lui so tutto», ma non vuole scegliere i «big three» della Roma facendo un paragone con Garnett, Allen e Pierce dei Celtics. «Ognuno ha i suoi giocatori preferiti ma li tengo per me. Montella? Conosco solo il suo lavoro perché vedo tutte le partite della Roma in tv. Sono rimasto colpito dalla passione della gente: quello che succede qui a Boston per i Celtics e i Red Sox di baseball non è neanche paragonabile all'amore dei tifosi per la Roma». Gente pazza, «crazy» dice Jim, «ma scopriranno quanto siamo pazzi anche noi». Non vediamo l'ora.

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