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LAVEZZI Sulle orme di Maradona

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Personaggioaffascinante, Ezequiel, l'idolo dei tifosi napoletani. La piazza, che non si vorrebbe mai separare da lui, lo considera il nuovo Maradona (anche se quest'anno ha dovuto dividere gli onori con Cavani) lo ama non solo per le doti agonistiche. Ha cuore l'attaccante nato a Villa Gobernador Gálvez: a dicembre in Argentina preparava dolci e pasticcini con i bambini dell'Ansur, l'Associazione bimbi abbandonati del Sud. Quasi coetanei, Lavezzi del 1985, Zarate del 1987, hanno grandi doti tecniche, ma uno più dell'altro è fondamentale per il gioco della sua squadra: il pocho. Inamovibile nell'Ha.Ca.La, Hamsik, Cavani, Lavezzi, il tridente delle meraviglie da 35 gol al servizio della tattica di Mazzarri. Per i compagni è il punto di riferimento e per gli avversari una spina nel fianco: perderlo in velocità equivale quasi sempre a un gol subito. La rapidità e l'imprevedibilità le sue armi migliori, da ex elettricista a calamita: salta l'uomo, attira su di sé almeno due rivali creando la superiorità numerica e permettendo ai suoi di inserirsi per quei micidiali contropiedi. Ha temperamento il fulmine dal corpo ricoperto di tatuaggi, l'ultimo, in ordine di tempo, è una dedica alla compagna che gli ha fatto ritrovare la serenità (famose le sortite notturne del pocho irrequieto) e che gli è stata vicina anche nella lunga squalifica. Tre giornate per il «presunto» sputo a Rosi all'Olimpico che sono coincise con la flessione del Napoli in un momento delicato del campionato. Un cruccio che ha riscattato con prestazioni egregie, strepitoso e trascinatore nella vittoria contro il Parma, un po' meno a Villareal dove si mangiò due gol praticamente fatti e disse addio all'Europa League. Ed è questo infatti il suo punto debole: segna poco, le lunghe cavalcate da centrocampo qualche volta gli fanno perdere lucidità. Quest'anno sei assist per i ventidue centri vincenti di Cavani e sei reti in totale, un bottino magro per un centravanti. Già, a proposito di gol dove eravamo rimasti con «lupo Ezechiele»? Al San Paolo, tutto esaurito per l'anticipo di domenica, non segna dal lontano 25 ottobre, 1.002 minuti per l'esattezza. Lasciò i tifosi con una perla: seduto a terra si inventò un pallonetto che beffò Abbiati e alimentò le speranze di rimonta sui diavoli rossoneri. Il risultato non cambiò, ma adesso una sua magia «a distanza» potrebbe costare molto cara al Milan. Lo scudetto del Napoli forse passerà anche per Lavezzi, la Champions League di sicuro.

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