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Un uomo solo

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Edy Reja della Lazio

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«L'anno scorso non dormivo la notte per pensare a cosa fare per salvare la Lazio». Lo ha rivendicato in conferenza stampa dopo la gara col Cesena, l'ha messo in pratica nuovamente ieri, quando approfittando delle sosta di campionato, sulla strada per la sua Gorizia, si è fermato a Udine per «spiare» l'undici di Guidolin, rivale diretto nella corsa alla Champions. Il tempo di vedere una partita non brillantissima dei bianconeri, comunque vincenti e applauditi dai tifosi, e poi a casa per godersi un po' di tranquillità e ricaricare le pile in attesa della ripresa di mercoledì. Chissà che il piccolo soggiorno nella sua regione non lo aiuti anche a sbollire la rabbia mostrata dopo la gara col Cesena. Mai si era visto un Reja così abbattuto, così deluso tanto da lasciar trapelare per la prima volta quanto il suo addio possa essere vicino. Tanto più dopo una partita che, in un modo o nell'altro, la sua Lazio era riuscita a portare a casa. Al tecnico friulano i fischi che hanno accompagnato il suo ingresso in campo non sono andati giù. Così come «le critiche sul piano umano» ricevute nella settimana successiva al derby, «cose che non merito per tutto l'impegno che metto nel lavoro di tutti i giorni». Sintomi di una spaccatura con l'ambiente biancoceleste la quarta stracittadina persa sembra aver reso insanabile. Eppure i numeri sono tutti dalla sua parte. La Lazio ha 22 punti in più rispetto alla scorsa stagione, nonostante il «gelo» dell'Olimpico è la squadra che ha fatto più punti (36) in casa insieme all'Inter ed è abbondantemente in corsa per l'obiettivo richiesto al tecnico a inizio stagione, un posto tra le prime otto. La mancanza di gioco (chi, in Italia, gioca bene?) non può cancellare questi numeri. Ma non è solo il cattivo rapporto con i tifosi che sta spingendo Reja a riflettere attentamente sul suo futuro. Sabato il tecnico è stato difeso strenuamente dal presidente Lotito, che ne ha lodato nuovamente la caratura umana invitando i tifosi a stringersi intorno alla squadra. Eppure, nelle scorse settimane, in più di una volta il tecnico si è sentito solo. Quando, ad esempio, si è dovuto spendere in prima persona per difendere Kozak dagli attacchi mediatici o, nell'ultima settimana, ha accusato senza mezzi termini la Roma di aver ricevuto più di un favore arbitrale. Non si può certo parlare di frattura con la società o di isolamento, ma è un altro fatto che nessuna delle richieste del tecnico sul mercato di gennaio sia stata esaudita, dal terzino sinistro all'attaccante di peso. Insomma, Reja non ci sta a prendersi sempre tutte le critiche, a fare da parafulmine, ad essere attaccato nonostante una classifica invidiabile. In questo momento il tecnico della Lazio sembra un uomo solo. «Per un allenatore è sempre così - ha ribadito lui - bisogna prendere decisioni importanti e alle volte capita anche di sbagliare». L'ultima su cui sta riflettendo riguarda proprio la sua permanenza a Roma. «Non so per quanto reggerò a tutto questo», ha ammesso con amarezza. Ad oggi, forse, neanche la Champions League lo convincerebbe a proseguire la sua avventura biancoceleste. Certo, sarebbe un lieto fine, un altro alloro da ricamarsi sul petto per uscire da scena da vincitore. In fondo, non sarebbe la prima volta. Da Brescia e Cagliari e andato via dopo le promozioni. E adesso, ogni volta che ci torna, lo sommergono di applausi.

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