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L'Inghilterra vola

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Nel59-13 inflitto dall'Inghilterra a una misera Italia c'è tutta la superiorità di un avversario che - come è giusto - ha impartito una lezione difficile da archiviare. In questo il rugby è una disciplina spietata. In situazioni come quella vista a Twickenham non ci sono alibi, impossibile trovare angoli dove nascondersi in attesa che finisca in fretta. Non li trovi nello spazio del campo, non li trovi nel tempo della partita. Rimani nudo di fronte ai tuoi limiti e puoi solo arrivare alla fine. Questo è quello che è successo agli Azzurri di Mallett nella fortezza del XV della Rosa, una squadra che Martin Johnson sta cambiando nella filosofia di gioco, ora felicemente ispirata al modello dell'emisfero sud. La dimostrazione è stata nella ricerca del gioco alla mano continua sui palloni di recupero, mai calciati via nelle mani degli avversari. Certo puoi permettertelo quando hai a disposizione autentiche frecce come Ben Foden, come Mark Cueto e - soprattutto - come Chris Ashton. Il ragazzo nato a Wigan, patria del rugby XIII con il quale è cresciuto, è letteralmente esploso marcando quattro mete sulle otto totali dell'Inghilterra. Il suo ct Johnson con pragmatismo squisitamente inglese lo critica per il suo modo di esultare, tuffandosi in maniera irridente in area di meta, ma è un problema che ogni allenatore vorrebbe avere. Ieri i portatori di palla in maglia bianca, cui vanno aggiunti il decatleta Haskell, che ricorda vagamente le statue dello Stadio dei Marmi, e Shontayne Hape, il centro nato in Nuova Zelanda, hanno puntato il mirino sul povero Orquera, 174 centimetri per 78 kg, che impiegherà un po' a dimenticare questo pomeriggio infernale. Nel canale del n. 10 azzurro, infatti, si sono infilati i bulldogs con la Rosa dei Lancaster sul petto ed è calata la notte. Pensare che il match si apre con 2'30'' di possesso italiano nella metà campo inglese. Mille fasi, tanta fatica per guadagnare qualche centimetro, poi Orquera calcia l'ovale alle spalle della linea difensiva ma il pallone rimbalza nelle mani di Foden, che sembra indiavolato. Palla a Flood che in prima fase batte la difesa italiana e lancia Ashton regalandogli il primo tuffo sotto ai pali. Siamo al 3' ma il copione non cambierà più. Nel primo tempo gli inglesi giocano, gli italiani buttano via 9 possessi in rimessa laterale, difendono ma raramente avanzando e quando partono i purosangue avversari seminano il panico. Così la prima frazione finisce 31-6 con due mete di Ashton e una ciascuno per Cueto, bellissima per esecuzione, e Tindall pronto a sfruttare un riciclo sottomano di Easter. L'Italia risponde con due punizioni di Mirco Bergamasco, ed è meno di niente. Ashton e compagni non fanno sconti e nella ripresa marcano altre quattro mete con Ashton (2), Care e Haskell. Quella di Ongaro al 70' vale solo per la statistica.

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