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Nessuno osi toccare il «Peq»

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Oggisalvo sorprese torna a Roma, David Pizarro, in quella città che lo aveva accolto con grande affetto, puntualmente ricambiato con stagioni indimenticabili. Perfino inutile sottolineare che a Trigoria non troverà Adriano, per l'ennesima volta immagine di totale inaffidabilità, la speranza è che vadano a buon fine gli auspici di Roberto Carlos, che forse intende mettere su una bella formazione di vecchie glorie rantolanti. Con Luciano Spalletti, il tecnico che lo aveva valorizzato a Udine, prima del complesso passaggio sulla sponda interista che avrebbe lasciato per approdare nella Capitale, il cileno è stato garante non soltanto di risultati sportivi fuori dall'ordinario, ma anche di spettacolo. Di quella Roma, l'intera Europa aveva esaltato e portato ad esempio il gioco spumeggiante che non ha più trovato riscontri dopo che il toscano aveva dovuto arrendersi all'impossibilità di ottenere dalla società la richiesta ventata di gioventù. Non ha mai detto di pretendere aria più respirabile, il regista giallorosso, di sicuro nessuno può chiedergli il buonumore che da qualche tempo lo ha totalmente abbandonato: e con solide motivazioni. Come per molti altri compagni, anche di primo piano, Pizarro deve aver cominciato a riflettere sui due pesi e due misure che la società aveva adottato in tema di ingaggi. Perché va bene l'ostacolo dell'autogestione e magari quello della presunta amministrazione virtuosa, ma è difficile sopportare di figurare nelle posizioni di retroguardia per quanto riguarda le retribuzioni, cordoni della borsa allentati soltanto per le scommesse, che sono perdenti come testimonia la prosperità economica di chiunque tenga il banco. Ma il malumore destato dall'iniquità del trattamento economico vale forse meno, per un giocatore che in omaggio alla Roma si è negato alla Nazionale del suo Paese, rispetto agli inquietanti risvolti tecnici emersi nei mesi recenti. Basti ricordare il derby, vissuto dalla panchina nonostante fosse stata accertata, e conclamata, la sua ritrovata idoneità fisica dopo l'infortunio. Forse lo penalizzano le assidue rivoluzioni tattiche, visto che la Roma non presenta schemi fissi, ma non è possibile dimenticare come, sotto la guida di Spalletti, il ruolo di play alto, con De Rossi davanti alla linea di difesa, avesse prodotto raffiche di successi, con uno scudetto meritato svanito per questione di dettagli. Poi sembra che la Roma riesca puntualmente a svilire i suoi pezzi pregiati, a cominciare da Doni, forse anche Pizarro rischia di diventare un lusso dal quale affrancarsi, non è possibile vederlo in secondo piano perché il ruolo di titolare è affidato a un bravo ragazzo che la Serie A l'aveva vista soltanto in televisione. Un altro tassello che si inserisce nel diffuso malessere dello spogliatoio, che le dure parole di Daniele De Rossi hanno crudelemente evidenziato. Arduo aspettarsi soluzioni ragionevoli da una società che non riesce neanche a trovare accenti, di sostegno o di condanna, per la denuncia di Capitan Futuro.

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