Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Scaricabarile

Calcio

  • a
  • a
  • a

Niente accordo e sciopero confermato per il weekend dell'11-12 dicembre. Almeno per ora. Ieri pomeriggio l'Alta Corte di giustizia sportiva, chiamata in causa dalla Federcalcio per risolvere il problema del contratto collettivo, ha ascoltato separatamente le ragioni dell'Associazione calciatori e della Lega. Il parere dell'organismo del Coni arriverà forse già oggi, ma un dato è certo: nessun commissario esterno può imporre un documento non condiviso alle parti. E così svanisce l'ultima speranza del presidente federale Giancarlo Abete, da mesi impegnato nel difficile tentativo di mediazione tra posizioni ancora molto distanti. Ieri, per la verità, il sindacato non ha escluso un passo indietro sullo sciopero: «Proclamare azioni di protesta non ci piace – ha spiegato il presidente dell'Aic Sergio Campana – ma non parlate di sciopero, la nostra è un'astensione. In ogni caso ci sono i tempi per revocare tutto, mancano ancora dieci giorni». Uno spiraglio importante in un panorama tutt'altro che sereno. La giornata di ieri è stata caratterizzata da accuse e insinuazioni reciproche. Campana ha prima criticato le parole del presidente del Coni Gianni Petrucci, che aveva definito lo sciopero intimidatorio, prepotente e arrogante: «Mi aspettavo giudizi severi anche nei confronti della Lega, che diserta il Consiglio federale da mesi». Ma soprattutto il numero uno del sindacato ha individuato il responsabile del mancato rinnovo del contratto: il presidente della Lazio Claudio Lotito. «Inanzitutto – ha osservato Campana – l'accordo risale al 2006 e non a 30 anni fa. Quel contratto non va più bene? Abbiamo dato la disponibilità a discutere su sei degli otto punti presentati dai club». Il punto di contrasto è rappresentato dalle regole sui fuori rosa. «Non parliamo dell'obbligo al trasferimento, definito contrario alla legge anche dall'Alta Corte. Resta la questione dei fuori rosa, uno strumento usato dalle società per obbligare i giocatori a rinnovare il contratto o ad accettare il trasferimento. E qual è l'unico club che ha avuto problemi di questo genere? La Lazio di Lotito, che non a caso siede al tavolo della trattativa». Le accuse di Campana sono state riprese da Cristiano Lucarelli. «Lotito ha problemi a gestire 40 giocatori e vuole farli allenare in gruppi separati? Quando ha firmato i contratti nessuno gli puntava una pistola alla testa». E sulla stessa linea si è espresso anche Demetrio Albertini, vicepresidente della Federcalcio: «Condivido i dubbi su Lotito, la Lega ha un problema di rappresentanza. L'Aic è disponibile a trattare, i club no». Dura la risposta di Lotito: «Ma Albertini è un sindacalista? Penso che debba decidere se parlare in nome della Figc o dell'Assocalciatori. E poi è meglio che non si esprima su cose che non conosce». Nel frattempo il presidente federale Abete ha criticato «gli atteggiamenti pregiudiziali dell'Aic», seguito dal numero uno della Lega Maurizio Beretta: «L'Alta Corte condivide le nostre ragioni e chiede un'assunzione di responsabilità, ma il sindacato rifiuta il dialogo». E perfino alcuni giocatori hanno preso le parti della Lega. A cominciare da Gianluigi Buffon: «Lo sciopero è una forma di protesta sbagliata, meglio il dialogo». Il portiere della Juve è iscritto all'Associazione nazionale calciatori, il neonato sindacato, proprio come Cristiano Doni: «Lo sciopero non era necessario, è una sconfitta per tutti». D'accordo anche Giorgio Chiellini: «Bisogna trovare altri strumenti senza penalizzare i tifosi». Il tempo c'è, ma è poco.

Dai blog