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L'inesorabile tramonto delle nazionali

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Intanto,a fronteggiare la superiorità del Milan (ma bisognerebbe parlare soprattutto di Ibrahimovic) resta in palio una Lazio distratta soltanto in zona-gol e tengono banco il Napoli, la Juventus con gente di classe come Cavani e Krasic, o con una capacità prodigiosa di recupero come la Roma. Ma sul palcoscenico delle reti e del gioco si fanno apprezzare anche formazioni per modo di dire provinciali come il Palermo, il Chievo e il Catania. Naturalmente non tutto il panorama è così roseo anche perché - come se non bastassero gli errori degli arbitri e le tribolazioni economiche di club che pure vantano storie gloriose - il calendario delle Coppe incombe proprio questa settimana su tre clienti della Champions (Roma, Milan e Inter) e su ben 9 concorrenti per le eliminatorie di Coppa Italia. Se a questi ameni passatempi, resi più piacevoli dalle piogge e dalle nevicate stagionali, nonché dagli orari da farmacia notturna, si aggiungono gli infortuni di lunga durata e gli impegni anche extra-continentali dei giocatori stranieri che noi ospitiamo ma che ovviamente continuano a rispondere con entusiasmo al richiamo della patria, si avrà un quadro completo dei problemi che assillano dirigenti, allenatori e tifosi delle squadre interessate. Tra le quali naturalmente sono al riparo da grosse delusioni solo i super-club che possono vantare una doppia rosa di titolari; per quanto non sia proprio facilissimo disporre di rincalzi all'altezza di autentici campioni, perché l'artista alla Cavani o alla Totti non si rimpiazza facilmente. L'impressione, comunque, è che si vada verso grandi tornei internazionali riservati alle società più ricche e popolari, cioè verso super spettacoli da trasmettere in diretta su abbonamento, mentre i campionati nazionali, cioè locali, resterebbero riservati a circuiti televisivi a cui accedere su richiesta, volta per volta. Se fosse davvero questa la diffusione del calcio-spettacolo, diventerebbe difficile conservare i confronti delle rappresentative nazionali anche perché si va verso grandi agglomerati come l'Unione Europea, la Cina, l'India, il Brasile, gli Stati Uniti. Tutto il quadro mondiale è in movimento e, alla luce di queste clamorose novità, diventa addirittura grottesco - oltre ad essere indecente - il residuo di razzismo che suggerisce diffidenza verso il processo di integrazione di africani, asiatici o immigranti di nazionalità marginale. Proprio il calcio-spettacolo ci aiuta a capire questa rivoluzionaria novità con i suoi divi con la palle nera o gli occhi a mandorla, anche se, naturalmente, il processo d'integrazione così facile con i grandi giocatori (invisi soltanto ai tifosi delle altre squadre!), va realizzato con prudenza e gradualità negli altri casi, e magari con la mediazione dei sindacati locali. A noi vecchietti viene da ridere se, con questi chiari di luna, ripensiamo ai Casale, alle pro Vercelli, al Novara della nostra infanzia. Le distanze, le dimensioni, le comunicazioni sono cresciute in misura esponenziale nell'epoca dell'I-Pad e di Facebook, e viene un po' di freddo su per la schiena; ma poi il freddo passa e resta un'enorme curiosità per tutti questi cambiamenti. Il solo timore è che la mutazione sia così totale e veloce da annientare le ragioni fondamentali della nostra vita: l'amore, il sentimento, la solidarietà, la nostalgia.

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