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Dietro il gigante rosso, tutte le altre.

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Sonoandato sul cordolo, ho accelerato in quel momento e la macchina ha pattinato mettendosi di traverso, poi sono finito a muro. Il mio Mondiale però non è finito qui». Minimizza ma sa che con il gioco di squadra avrebbe avuto 29 punti in più e sarebbe ancora leader in graduatoria. Vettel mastica amaro per il trionfo svanito: «Quando si è rotto il motore non potevo far altro che parcheggiare. Non avevo sentito avvisaglie se non sul rettifilo del traguardo, poche centinaia di metri prima. Ci sono ancora 50 punti in palio e lotterò fino in fondo». Il muretto era disperato per la piega che aveva preso la gara, il colpo è stato durissimo eppure il team manager Chris Horner non alza bandiera bianca: «È stato un grande regalo per Alonso. Solo il motore ha rubato una vittoria certa a Vettel, mentre Webber ha commesso uno dei suoi pochi sbagli di guida quest'anno. Possiamo recuperare». Il ritiro del tedeschino favorisce il compagno solo in teoria perché il team anglo-austriaco al momento non cambia politica sportiva: niente aiuti o ordini di scuderia, entrambi i piloti restano in lizza per il titolo. Se alla fine la macchina perfetta disegnata da Newey dovesse rimanere con un pugno di mosche in mano dovrà prendersela solo con sé stessa. Chi risorge come l'araba fenice è la McLaren di Hamilton: «Ottimo risultato e buon lavoro, Alonso aveva più grip, io ho dovuto risparmiare le ruote per portare a casa macchina e risultato. Le posteriori erano completamente consumate». Le sue speranze iridate sono ridotte al lumicino ma non si arrende. È tornato a ruggire Schumacher: «Sono molto contento e ringrazio il team per il supporto. Mi dispiace per Nico». Gia. Ori.

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