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«A Genova è mancato lo Stato»

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DanielePalizzotto Triste e vergognoso. Sono i due aggettivi più utilizzati da presidenti e dirigenti dei club di serie A per descrivere quanto avvenuto martedì sera a Genova. I rappresentanti delle società si sono ritrovati all'hotel Hilton Airport di Fiumicino per incontrare i vertici dell'Associazione italiana arbitri (Aia). Dalla riunione è emersa la volontà di intensificare la collaborazione con i direttori di gara, disponibili a visite saltuarie sui campi di allenamento per spiegare aspetti poco chiari del regolamento. A tenere banco, però, sono stati soprattutto i commenti sui disordini provocati dai tifosi serbi. «L'arbitro ha fatto bene a sospendere la partita - ha osservato il presidente dell'Aia Marcello Nicchi - non si doveva neppure cominciare». «A Genova - ha dichiarato Rosella Sensi, presidente della Roma - abbiamo assistito a un episodio tristissimo del calcio moderno». «Fatti del genere vanno evitati a monte - ha spiegato il numero uno del Parma Tommaso Ghirardi - si poteva impedire agli ultrà serbi di entrare allo stadio». D'accordo il direttore generale della Juventus Giuseppe Marotta: «Krasic mi ha riferito dei momenti di tensione vissuti. Non erano certo tifosi, ma solo una frangia di delinquenti strumentalizzati dalla politica». Secondo il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, invece, a Genova «è mancato lo Stato. Nei luoghi pubblici bisogna garantire la sicurezza, e il capoluogo ligure non era certo la città migliore visto quanto successo al G8 del 2001. Il governo non era stato informato? Chi sbaglia deve giustificarsi in qualche modo». Il numero uno della Lazio Claudio Lotito, infine, ha fornito una soluzione: «In Italia gli stadi non sono adeguati, bisogna costruire nuove strutture». Sulla stessa linea d'onda il presidente della Lega di serie A Maurizio Beretta: «Speriamo almeno che i fatti di Genova possano dare la spinta decisiva alla legge sugli stadi».

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