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Il precedente terribile di 52 anni fa

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Nonrievoca ricordi felici, Belfast. L'Irlanda del Nord, cinquantadue anni fa, aveva negato all'Italia la fase finale della Coppa del Mondo, era la prima esclusione e sarebbe stata anche l'ultima. Resta la ferita aperta da quell'impresa dei fratelli Blanchflower, il massiccio ricorso agli oriundi (Ghiggia, Schiaffino, Montuori, Da Costa) isterilito dalla foga agonistica dei verdi di Doherty. Poco incoraggianti anche i riscontri ambientali, personali esperienze nella capitale dell'Irlanda fedele al Regno Unito parlano di strade presidiate da autoblindo e carri da guerra, soldati armati fino ai denti, puntuali perquisizioni all'uscita dall'albergo e al rientro, si viveva in un incubo. La recente ricomparsa dell'armata repubblicana, con gli attentati di Londonderry, non invita alla serenità. Nell'auspicio che il match europeo di stasera rimanga nello stretto ambito della vicenda sportiva, va anche detto che l'Italia di Prandelli affronta un ostacolo molto difficile, dopo un avvio fin troppo morbido, per calendario. Avvio che ha avuto però un aiutino dalla sorte per garantire garantire quel punteggio pieno indispensabile per il cammino futuro. Con un occhio all'impegno teoricamente più complesso, la partita di martedì a Genova con la Serbia, il cittì vara intanto un'Italia multicolor, otto squadre rappresentate, sei regioni presenti. Curiosamente, se era prevedibile una maggioranza bianconera (ci sono Bonucci, Chiellini e Pepe), meno attesa era la doppietta romanista, con De Rossi e con Borriello, ritenuto più adatto alle richieste atletiche della partita. Gli altri in ordine sparso, ci sono Samp, Lazio, Genoa, Milan, Palermo e Bologna. La capitale è comunque ben rappresentata, nella formazione scelta da Prandelli, una punta autentica, un fantasista mezza punta, un tornante sulla destra. Chiaro che il livello dell'impegno esige un consistente progresso rispetto alle prime due uscite, segnate dalle ruggini delle vacanze estive e, per qualcuno, delle fatiche del Mondiale malamente fallito. Per l'Europa, le prospettive restano più incoraggianti, nuovo corso da seguire con simpatia e indulgenza.

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