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Quando la tv stravolge uno sport

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Bastipensare all'iniziativa dell'emittente di Murdoch di lanciare, come un'irresistibile trovata spettacolare, l'ingresso delle telecamere negli spogliatoi: finora, almeno, si è rivelata una trovata penosa perché il terrore di affermazioni provocatorie e imprudenti dei giocatori ha suggerito di girare la melanconica sequenza di mutande, di tute e di giovanotti immusoniti nel silenzio obbligatorio. Ma, naturalmente, questa novità, di per se stessa, sarebbe innocua se non fosse stata accompagnata da una specie di delirio organizzativo, che nel giro di pochi giorni ha mescolato finalissime di Coppe, anzi di Super-Coppe dell'anno scorso, preliminari di Coppa Uefa di quest'anno, sorteggio della Champions, spezzatino della prima giornata di campionato con partite divise in tre turni, clamori delle ultime settimane di mercato, e finalmente nuove convocazioni per la nazionale di Prandelli. Come era prevedibile, ci sono state squadre che sono state favorite da questo caos e squadre che ne sono state danneggiate, giocatori partiti col piede giusto e giocatori imprevedibilmente deludenti,arbitri pronti e arbitri distratti. Le due squadre genovesi erano pronte anche se in particolare il Genoa aveva innestato in formazione parecchie novità; il Chievo, il Parma e soprattutto il Bari (che ha battuto una Juve fin troppo rinnovata) sono apparsi ben impostati; ma la sorpresa più clamorosa l'ha offerta il Milan, non tanto per la misura della nettissima vittoria sul neo-promosso Lecce - che speriamo non si avvilisca - quanto per la smagliante condizione di Pato, di Thiago Silva e dell'intramontabile Inzaghi, un veterano che si fa trovare sempre pronto all'appuntamento con il gol. Anche a San Siro, però, la partita ha presentato un aspetto paradossale, nel senso che era presente ma non ha partecipato al trionfo sui malcapitati salentini Ibrahimovic, cioè proprio quell'elemento provvidenziale che avrebbe dovuto trasformare un Milan semi-agonizzante in una squadra tornata leader. Con lui in tribuna, invece, perfino Pirlo è risorto. Dalle altre formazioni in gioco nello spezzatino iniziale, hanno deluso in vario modo la Roma, la Lazio, le due siciliane e il Napoli. Non è il caso, ovviamente di esagerare un dato che può essere del tutto provvisorio e accidentale e, come è più verosimile semplicemente il frutto di quella tale confusione «televisiva» di cui parlavamo all'inizio. Può darsi comunque che la Roma stia pagando, senza alcuna colpa dei giocatori e della famiglia Sensi, l'inverosimile ritardo con cui le banche e i gruppi finanziari (se ci sono, come augurabile) si decidano a normalizzare la situazione di bilancio e la proprietà del sodalizio giallorossi, tra i più brillanti negli ultimi anni. Può anche darsi che la Lazio abbia bisogno di sistemare materialmente, in senso tattico e sul piano psicologico, gli eccellenti acquisti fatti in queste ultime settimane d'estate. Per il resto il Palermo è stato fermato dal Cagliari, il Catania è caduto a Verona contro il Chievo - e ci può stare. Ma ha suscitato sorpresa e qualche critica il comportamento alterno del Napoli nella trasferta di Firenze: superbo nel primo tempo, anche se favorito da una svista arbitrale nella convalida del gol di Cavani; affannoso e confuso dopo l'intervallo. Anche qui può darsi che abbia influito quella tale confusione degli impegni di calendario, perché il disagio del ritorno notturno, a occhi aperti, dalla Svezia ha pesato sicuramente sui riflessi e sull'energia degli azzurri nella ripresa di Firenze.

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