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Processo ad Alonso

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Spaè l'università dall'automobilismo, ancora più di Montecarlo. Il circuito belga non conosce mezze misure, con i suoi curvoni ciechi e i lunghi tratti da affrontare al massimo della potenza mette i piloti di fronte a un bivio: essere dei fuoriclasse o dei semplici comprimari. La foresta delle Ardenne, così, ha promosso ancora una volta la guida coraggiosa e al limite di Lewis Hamilton e dato una mazzata senza appello alle speranze iridate di Fernando Alonso e Sebastian Vettel. Proprio quei due piloti che alla vigilia del Mondiale erano i maggiormente accreditati per il titolo e che ora guardano il vertice della classifica da lontano. Sul Gp del Belgio la Ferrari aveva puntato tutte le carte per rilanciarsi nella corsa al titolo. Il tracciato era teoricamente favorevole, le prove libere avevano dato agli uomini in rosso la sensazione di poter dominare il week end. Poi qualcosa si è rotto. Già nelle qualifiche Alonso aveva mostrato di avere qualcosa in meno degli avversari. Non solo nelle fasi finali del Q3, scombussolate dagli improvvisi scrosci di pioggia, ma in tutte le eliminatorie delle prove. Qualche ora dopo era arrivata la spiegazione: Fernando aveva scelto, a differenza di tutti gli altri, un assetto da bagnato che avrebbe dovuto favorirlo in gara. Valeva la pena di correre un simile rischio sacrificando una buona posizione sulla griglia? Per come si stavano mettendo le cose, forse sì. Poi, però, è arrivato l'errore che a pochi giri dalla fine ha estromesso il ferrarista dalla gara e compromesso ogni tattica. Proprio mentre i goccioloni che cadevano dal cielo avrebbero dovuto favorire la sua rimonta. Risultato: 41 punti di distacco in classifica da Hamilton e titolo quasi andato. «La prima delle sette finali è andata male - ha spiegato l'asturiano - nelle sei che mancano speriamo di fare i punti e che qualcun altro non ne faccia». Non che prima non si dipendesse dai passi falsi degli avversari, ma da adesso c'è davvero la sensazione che, senza l'aiuto di fattori esterni, il titolo sia sfumato. «Nel valutare la gara bisogna tener conto degli episodi - ha aggiunto il team manager Domenicali - quel contatto all'inizio con Barrichello ha complicato il lavoro di Fernando. Ma la squadra si è comportata perfettamente». Sembra quasi un voler gettare la croce addosso al pilota, i cui errori adesso sono diventati davvero troppi per poter essere giudicati semplici incidenti di percorso. In casa Ferrari contavano di avvicinarsi a Monza, la gara di casa, in una situazione diversa. «Speriamo di poter dare una gioia ai nostri tifosi. Correre in Italia con la Ferrari - ha concluso lo spagnolo - credo che sarà speciale». Prima, però, ci sarà il Consiglio Fia sul gioco di squadra di Maranello nel Gp di Hockenheim. Se arrivasse la temuta mazzata, con la cancellazione dei punti conquistati in Germania dalla classifica piloti, un'eventuale affermazione a Monza diventerebbe davvero solo una questione di prestigio. Car. Sca.

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