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Sport e città cambiarono volto

Gianni Petrucci

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Penso di non sbagliare metro di misura se dico che il Coni non sarebbe stato quello che conosciamo senza i Giochi Olimpici di Roma 1960. Quella data ha segnato un vero e proprio spartiacque nella realtà del sistema sportivo del nostro Paese; è forse proprio questa l'eredità immateriale più importante che Roma 1960 ci ha lasciato. Altri parleranno della memoria sportiva che ha scritto alcune delle pagine più efficaci della storia sportiva nell'immaginario collettivo del nostro Paese, Berruti sul filo dei 200 metri all'Olimpico, i salti dei fratelli D'Inzeo, l'eleganza di Benvenuti, le «beduine» dei pallanuotisti, la grinta dei nostri ciclisti: tutte immagini che costituiscono fotogrammi di un unico film. Altri ancora parleranno dei luoghi che hanno ospitato i Giochi, facendo da cornice alle gare e alla vita degli atleti; luoghi che ancora oggi costituiscono il fulcro del sistema sportivo della città di Roma, il Foro Italico con lo Stadio Olimpico, il complesso del Tennis e delle Piscine, lo Stadio Flaminio, il Palazzetto di Viale Tiziano, e ancora a sud l'Eur con il Palasport, e poi il Villaggio Olimpico, il complesso dell'Acqua Acetosa e quello delle Tre Fontane; altri ne parleranno. Io non posso non evidenziare che senza questi impianti lo sport italiano non avrebbe potuto scrivere alcune delle sue pagine più significative, di livello nazionale ed internazionale, ma anche di milioni di praticanti che in quei luoghi hanno imparato a correre, saltare, nuotare. Altri parleranno ancora del contributo che i Giochi hanno dato allo sviluppo della città se è vero che le aree urbanistiche del Foro Italico e dell'Eur rappresentano ancora parti tra le più funzionali e qualitative di Roma. Altri parleranno con cognizione di causa di tutto questo ed altro ancora; a me preme dire di quanto il Coni debba a quel evento che segna quest'anno i suoi 50 anni di vita; la stessa struttura organizzativa del Coni è stata disegnata, almeno in parte, sulla base di quell'esperienza, alcuni collaboratori e dirigenti del Coni sono stati grande parte dei Giochi e hanno poi continuato a lavorare per il Coni dopo i Giochi; la lista sarebbe troppo lunga e sicuramente rischierei di dimenticare qualcuno, ma a tutti il mio grazie perché senza di loro il Coni non sarebbe lo stesso. È proprio da Roma 1960 che traggono spunto attività quali quelle relative ai Centri di Preparazione Olimpica, l'Istituto di Medicina e Scienza dello Sport, il Centro Studi per gli impianti sportivi, la Scuola dello Sport. Sfogliando il Rapporto Ufficiale di Roma 1960 si legge di una capacità programmatoria, realizzativa e gestionale la cui modernità, rigore e scientificità rappresentano una lezione sempre attuale. Quel rapporto si intitola «Il dovere compiuto», come Presidente del Coni posso sottoscriverlo ancora oggi come slogan per il nostro programma di attività. * Presidente del Coni

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