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I campionati europei di atletica leggera, ospitati dalla stupenda Barcellona, ci hanno regalato qualche riflessione interessante e soprattutto qualche notizia entusiasmante sulle possibilità dello sport italiano.

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Èstato il fine settimana che ha concluso il mese di luglio a regalarci, parliamo sempre di Barcellona, prima la medaglia d'argento della Mantia nel salto triplo e il bronzo della Incerti nella maratona, poi, a parte la staffetta femminile 4x400 che ha sfiorato il podio, la spettacolosa 4x100 d'argento, che ha battuto lo storico record di Mennea nel 1974 e ha finito per cedere soltanto alla classe senza eguali del giovane velocista francese Christophe Lemaitre, unico sprinter ad aver vinto negli Europei tutti e tre i titoli della velocità. Da notare, senza voler far polemica, che uno degli staffettisti con medaglia d'argento, Emanuele Di Gregorio, è nato a Castellammare del Golfo, provincia di Trapani, e che entrambe le medaglie femminili sono toccate anche qui a due siciliane. Del resto, anche il grande Mennea, detentore per 25 anni del record sui 200 metri, era terrone, un ragazzo pugliese. Ricordo che, a quell'epoca, Gianni Brera sosteneva che nel calcio italiano si doveva adottare il catenaccio, data l'inferiorità della «razza» italiana: fu facile, per il nostro vecchio cronista, ribattere che l'esempio di Mennea (e chissà mai quanti altri esempi) dimostravano che la tesi del nostro pur impareggiabile collega era sbagliata. Non ci sono razze inferiori e razze superiori, ma semmai individui dei due sessi più o meno dotati e condizionati, comunque, dalla storia dell'ambiente in cui sono nati e si sono formati, non dal colore della pelle. C'è piuttosto, specialmente ma non soltanto nello sport, un'analisi da condurre sull'organizzazione con cui si accompagna, si orienta, si corregge lo sviluppo di una comunità o di ogni singolo suo componente. E purtroppo non soltanto l'atletica leggera, ma molte specialità sportive, in Italia, mancano di un sostegno adeguato, nonostante le incalcolabili possibilità di un popolo che ha saputo lottare per secoli copntro difficoltà enormi e temibili nemici, sviluppando risorse fisiche, intellettuali, psicologiche da considerare preziose anche nel campo dello sport. E difatti, nonostante tutto, ragazzi e ragazze della nostra terra si affermano brillantemente tra stadi e palestre, tra piscine e pedane, sulla breve e la lunga distanza. Nell'era della televisione digitale e dello sport-spettacolo, è cresciuto naturalmente a dismisura l'impegno nel settore di grossi capitali ed è diminuita, per esempio, proprio in Italia, la presenza dello Stato, del Governo, degli enti pubblici (anche, se non soprattutto, sul piano finanziario) nell'organizzazione sportiva della gioventù, dentro e fuori della scuola, dell'università, dei luoghi di lavoro. A un personaggio brillantissimo sul campo ma per sua stessa confessione ancora in crisi di identità come Balotelli gli inglesi offrono un sontuoso contratto di ingaggio di 4 milioni di euro all'anno per 5 anni, e l'Inter, per lasciarlo partire chiede tra i 30 e i 27 milioni. Forse c'è qualcosa che non funziona.

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