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Il calcio italiano resta nel caos. Lega contro Federazione, sindacato contro Lega, Federazione contro sindacato. Come suggerito dall'Alta corte di giustizia sportiva, ieri il presidente della Figc Giancarlo Abete ha ospitato in via Allegri il tentativo di dialogo tra i club di serie A e l'Associazione italiana calciatori. Motivo del dibattere: il rinnovo del contratto collettivo scaduto lo scorso 30 giugno. Nonostante i buoni propositi della vigilia, il confronto non ha prodotto risultati tangibili. «Siamo alle prime battute di una lunga trattativa», ha dichiarato il presidente della Lega Maurizio Beretta. «Stiamo collaborando – ha replicato il vicepresidente dell'Aic Leonardo Grosso – ma su alcuni punti la distanza è grande: ci rivedremo a fine mese per ascoltare le reciproche proposte». Non sarà una mediazione semplice. L'Assocalciatori non vuole rinunciare ai privilegi garantiti dal vecchio contratto. I punti di maggior discordia riguardano le regole sugli ingaggi e sugli allenamenti. Finora la parte variabile dello stipendio dei giocatori non poteva superare il 50 per cento: i club desiderano legare le retribuzioni al rendimento e ai risultati raggiunti, il sindacato naturalmente si oppone. Le società di serie A vogliono poi cancellare il divieto di adottare multe salate (oltre il 30 per cento della mensilità) e decisioni disciplinari dure: «Se un presidente – sostiene la Lega – decide di mettere fuori rosa un calciatore (vedi caso Pandev) deve poterlo fare». I club vorrebbero infine esautorare i collegi arbitrali, mentre il sindacato si batte per lo spostamento delle ferie: «Giochiamo fino al 22 dicembre – dice l'Aic – ma non il giorno della befana».   Contrasti di difficile risoluzione. «Ma oggi – ha rimarcato Grosso – dovevamo occuparci dell'emergenza», ossia dei 185 contratti depositati dal 1° luglio. Di questi, 157 sono stati sottoscritti nel rispetto delle vecchie norme, 24 presentano alcune modifiche, 4 sono totalmente liberi (tra cui quello del neo juventino Marco Motta). Tutti validi? «L'Alta corte di giustizia sportiva ha sancito la loro non nullità», ha dichiarato Beretta. «Noi vorremmo analizzarli – ha sottolineato Grosso – per poi inserire un richiamo alle vecchie disposizioni». Come dire: il lavoro comune sarà anche iniziato, ma la soluzione finale è lontana. E le dissonanze interne all'Assocalciatori sul paventato rischio sciopero confondono ancor più le idee: mentre Grosso allontanava la possibilità di una protesta (ritardo o addirittura serrata) in occasione della 1ª giornata, il segretario generale Gianni Grazioli ricordava che lo «stato d'agitazione è ancora in piedi. Questo incontro non cambia nulla». E nulla cambia nel rapporto Lega-Figc. La visita romana del presidente Beretta è durata un solo giorno. Oggi la Lega diserterà ancora una volta il Consiglio Federale. «Abbiamo fatto una scelta e non torniamo indietro – ha spiegato Beretta – finché la Federazione non rivedrà la decisione di ridurre da due a uno il numero degli extracomunitari».

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