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Matteo De Santis Solo un arrivederci senza ricevere un grazie.

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«Sonorimasto un po' deluso dalla società - ha detto chiaro e tondo l'attaccante emiliano a romanews.eu - per il fatto che nessuno sia venuto a salutarmi e/o ringraziarmi. Sarebbe bastato un semplicissimo grazie». Riavvolgendo la pellicola del film degli ultimi sei mesi scarsi a Roma, Toni ha tracciato un bilancio «sicuramente positivo» della sua avventura giallorossa: «È stato un periodo molto intenso, avremmo meritato di vincere lo scudetto. Credo, sotto l'aspetto personale, di aver fatto bene, anche se l'infortunio contro la Juve non mi ha consentito di allenarmi con regolarità per un mese e mezzo. Dopo il rientro, almeno fino alla partita con l'Inter, penso di aver giocato molto bene». Da lì le cose sono cambiate: «Io e Totti siamo due punte centrali di ruolo e la Roma non è abituata a giocare con due giocatori di quel tipo in campo. Con Ranieri ho avuto un rapporto di stima reciproca, un normalissimo rapporto di lavoro tra un allenatore e un giocatore. Ranieri non è un il tipo di allenatore che instaura una pseudo-amicizia con i giocatori, è uno vecchio stampo che vuole che la squadra lo veda solo come quello preposto a fare delle scelte e allenare. Con me ci ha provato e poi si è ricreduto. Una scelta legittima che ho sempre rispettato». Un sentito grazie va ai tifosi: «Non potrò mai dimenticare la mia corso sotto la Sud dopo il gol all'Inter». La mancata convocazione Mondiale gli scotta. «Mi rode l'anima non esserci». Il futuro, dopo la parentesi romana, sarà sempre in Italia. Non al Napoli («sono dispiaciuto per le parole di De Laurentiis», il Toni-pensiero raccolto da Sky Sport 24), molto più probabilmente al Genoa, vicino all'accordo e forse al triennale che Toni vorrebbe.

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