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Le scelte riconoscenti di Marcello

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Altridieci giorni di riflessione, tanti se ne concede Marcello Lippi prima di rendere nota la lista dei ventitré, più quattro riserve, da portare in Sudafrica. Per ora, due soli tagli, invece dei tre previsti, fuori come virtualmente annunciato, l'uomo del quinto e decisivo rigore a Berlino. Facile che il cittì si sia fatto convincere da quello striscione di San Siro, irriverente nella sua eloquenza: «Al mondiale, il solo Grosso che serve è il culo», richiamando battute dell'epoca Sacchi, più tardi trasferite anche alla gestione Lippi, visto il comodo percorso, fino alla semifinale, dell'avventura tedesca. L'altro già fuori dai giochi è Candreva, uno dei pochi juventini che avesse manifestato qualche segno di vita in quel disastroso finale di stagione. Del resto, avendo appena ventitré anni, secondo i parametri del tecnico potrebbe tornare utile tra una decina di stagioni. Nega, il buon Marcello, qualsiasi privilegio ispirato alla riconoscenza, «appena» nove i reduci di Berlino, l'anagrafe obietta che non sono poi così pochi. Delle due squadre che hanno dominato la stagione, il solo arruolato è Daniele De Rossi, arduo capire la preferenza a Camoranesi nei confronti di Perrotta, parla il riscontro tra il rendimento dei due in campionato. L'Inter ha fin troppi stranieri, è vero, però da tempo qualche attenzione avrebbe meritato Balotelli, così come Santon prima di farsi male, non sono sicuro che il vecchio Materazzi sia meno affidabile di Bocchetti e Criscito, baluardi della seconda peggior difesa del campionato. Parole dolci per Totti, a Cassano non sono bastati gli striscioni di tutta Italia, Lippi afferma che l'Italia con un fantasista non aveva mai vinto nulla. Curiosa la sua immagine della Nazionale, un «pentolone» nel quale tutti i prescelti devono riversare le loro doti e le loro prerogative tattiche, per consntire soluzioni da adottare secondo le propensioni dei rivali di turno. Da sperare che non si tratti una pentola a pressione, di quelle che talvolta esplodono.

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