Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Paradiso e ritorno

Mario Balotelli festeggia con la squadra dopo il gol

  • a
  • a
  • a

MILANO - L'intero stadio di San Siro, soprattutto dopo il gol di Lazzari all'Olimpico, ci credeva. Molti giocatori, inutili le smentite di rito a fine gara, ci hanno sperato. Eccome. Invece la doppietta di Totti ha smorzato tutto e tutti: cancellando, o quantomeno rinviando, la festa dell'Inter. Che ha fatto sì il suo dovere, con un 4 a 3 sul Chievo che vuol dire che sei nettamente superiore, visto che dopo lo sfortunato autogol iniziale di Thiago Motta reagisci immediatamente, ribalti la situazione fino a portarti su un 4 a 1 di sicurezza, anche se relativa, visto che poi il Chievo rimonterà fino a portarsi a un solo gol di svantaggio, ma tutto questo non è bastato. Non ancora, almeno. Anzi, ti obbliga a vincere a Siena, contro una squadra già retrocessa, ma che onorerà l'impegno: e sarà fondamentale, perché un pari non basterebbe, in caso di vittoria giallorossa proprio contro il Chievo, men che meno una sconfitta. E allora per Mourinho, tornato a tacere, e i suoi sarà un'altra, ulteriore settimana di passione. Aspettando la Champions, costretti però a non pensarci troppo, perché prima c'è un campionato, il quinto di fila, da provare a vincere. Ripartendo dai soliti punti fissi. Come Milito, che non tradisce mai e anche ieri è stato protagonista col gol più bello della giornata nerazzurra, anche se in parte aiutato da una deviazioni di Frey. Da uno Stankovic davvero ritrovato, che da fuori ha dimostrato di poter fare ancora male ai portieri avversari. E da una struttura di squadra che rimane solida e difficile da affrontare, con un Maicon ispiratissimo nel nuovo ruolo di uomo assist, sia per la demi-volée di Cambiasso, quella del 2 a 1, sia per la volata del sempre più ritrovato Balotelli, anche lui, come Milito, a segno col colpo sotto. E poi un Eto'o tutta sostanza, in uno stato di forma che fa più che ben sperare, anche in ottica finale di Champions. Alla stagione dei nerazzurri mancano 180 minuti, e sono tutti importantissimi: potenzialmente decisivi. Mourinho lo sa, come sa che se lo saranno in positivo, o in negativo, dipende di fatto, se non soltanto, principalmente da loro stessi.

Dai blog