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Quella finale del 5 maggio è un intralcio

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Einvece eccoci serviti: dopo le ignominie perpetrate da una formula che sembra ideata da un cammello fuori di testa, arriva secondo decreto la data, 5 maggio, della finale unica di Roma, alla quale sono approdate, per la quinta volta in sei anni, le due squadre attualmente protagoniste in Italia, Roma e Inter. Dopo quella fatidica serata, sono in programma altre due giornate di campionato, presumibilmente decisive per l'assegnazione del titolo: Cagliari all'Olimpico e Chievo a Verona per la Roma, Chievo al Meazza e Siena al Franchi per l'armata di Mourinho. Da noi non si gioca, purtroppo, una F.A. Cup che in Inghilterra vale più di uno scudetto. la Coppa Italia viene puntualmente mortificata, difficile pensare che l'ultimo atto veda sul palcoscenico gli attori più prestigiosi, se non nell'ipotesi poco attendibile che la corsa al tricolore abbia già assunto una fisionomia ben definita. Sarà anche vero che l'approccio degli Azzurri al Sud Africa non abbia costituito un fattore favorevole per i programmatori, ma altre strade sarebbero state percorribili, a rischio magari di rimandare l'atto conclusivo alla fine della stagione di Serie A, oppure a poco prima di quella successiva, anche se ci si mette di mezzo la Supercoppa, che si gioca a Pechino per banali questioni di soldi, prima che di folklore. Evento, quest'ultimo, che già conosce i nomi degli interpreti, tanto per cambiare la Roma e l'Inter, quale che sia l'esito del campionato e della finale di Coppa Italia. Era tutto pazzesco in partenza e non è certo confortante sapere che la stessa balorda formula sarà in vigore per i prossimi due anni: le prime della classe in campo a torneo in fase avanzata, la partita unica che diventa doppia a livello di semifinale. Partita unica che si gioca in casa dei più forti, non come in Inghilterra, dove per altro puoi chiamarti United o Chelsea, ma già dal primo turno affronti le insidie che squadre di terza o quarta divisione possono proporre giocando davanti a folle autentiche, in stadi da invidiare per eleganza ed efficienza. Del resto, sembra che nel calcio italiano sia andato totalmente smarrito il senso del ridicolo, se si spendono fiumi di parole e di illustri pareri sui capricci di Mario Balotelli, probabilmente diventato ingovernabile e destinato, a quanto sembra, a cambiare casacca a fine stagione, magari senza allontanarsi da casa sua. Però non è serio che qualcuno arrivi perfino a ventilare denunce per mobbing, a danno di qualcuno che guadagna fior di milioni, non di un manovale o di un precario vessato da un imprenditore prepotente. Problemi che riguardano soltanto marginalmente la Roma, forte attualmente di uno spogliatoio compatto, che neanche esclusioni o sostituzioni eccellenti sono riuscite finora a incrinare.

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