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Reset biancoceleste

Edy Reja

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Tre dita della mano annerite da una chiusura sbagliata. Non di Stendardo su Pazzini, ma della portiera della sua macchina. È un momentaccio ma Reja allontana le ombre, non si lascia prendere dallo sconforto per arbitraggi discutibili e la sfortuna che sembra accompagnare la sua Lazio. Tempra friulana che si esalta quando la lotta diventa più dura. Si presenta a Formello per resettare la Lazio in tuta da lavoro pronto a preparare una settimana decisiva. La voglia di dimenticare la sconfitta di Genova è tanta così come la volontà di affrontare il crocevia della stagione con la grinta necessaria per tirare la sua truppa fuori dai guai. Come sta la Lazio? «Siamo in crescita, ho visto dei miglioramenti. Dopo un mese di lavoro dobbiamo cogliere al volo le prossime opportunità». Quali? «Il calendario. Giochiamo contro Bari e Siena in casa, in mezzo la trasferta di Cagliari. Sono tre gare decisive. Dobbiamo raccogliere i frutti del lavoro svolto nell'ultimo mese». Perché domenica scorsa è rimasto in silenzio? «Basta vittimismi, non ci piangiamo addosso anche se gli arbitri stando sbagliando tanto». Due espulsioni contro Fiorentina e Samp. C'è tensione? «Non mi era mai accaduto in 35 anni di carriera. A volte pensi di essere stato penalizzato poi ti accorgi che non è vero rivedendo in tv gli episodi. L'ammonizione di Radu non c'era ma ora dobbiamo pensare a noi stessi e accettare gli eventuali errori a sfavore. Anch'io mi agito troppo in panchina, devo restare più calmo: per fortuna che non mi hanno squalificato». Torniamo a Genova: perché quel modulo? «Avevamo preparato una partita diversa. Nei primi dieci minuti c'era stata la giusta intensità ma poi ci siamo tirati troppo indietro. Dovevamo aggredirli alti: non ci siamo riusciti e ci hanno schiacciato. Speravo di reggere almeno un tempo e invece è andata male. Purtroppo non ci si difende arretrando». Quindi la squadra ha avuto paura. «C'è un freno inibitore, il gruppo non riesce a sbloccarsi. Di certo, ci mancano anche un po' di gambe ma non voglio parlare della preparazione atletica di Ballardini. Ora serve solo pensare ai prossimi impegni in cui ci giochiamo tutto». Perché cambia così spesso il modulo? «Se le cose non vanno bisogna fare qualcosa. Sulla carta abbiamo la rosa ideale per fare il 3-5-2 con Lichtsteiner e Kolarov. Però ancora non ho deciso e poi se Ballardini spesso ha provato soluzione diverse si vede che non era soddisfatto di quanto vedeva sul campo». Ci spiega l'ingresso di Makinwa? «In settimana l'avevo visto bene, in partita non ha risposto come credevo». Ha parlato con Zarate dopo l'espulsione? «Era avvilito, ha pagato un momento di nervosismo ma la punizione che reclamava era netta». Avverte la mancanza di leader? «Nella Lazio ci sono. Brocchi ma anche Ledesma che magari è un leader silenzioso». Andiamo sui singoli. Quali sono le condizioni di Lichtsteiner? «Spero possa rientrare domenica». E Matuzalem? «Migliora. Contro il Bari andrà meglio». Cruz non gioca mai? «Ha tanti acciacchi dovuti all'età ma sarà utile anche lui nel finale di stagione». Foggia? «Forzerà in settimana ma se il ginocchio si rigonfia dovrà operarsi. Sarebbe un peccato perché punto su di lui». Dias? «È un ottimo difensore, ha un buon piede e salta bene di testa: lo rivedrete presto». Domenica tornerà il pubblico all'Olimpico (già venduti oltre 6.000 biglietti)? «Abbiamo bisogno della nostra gente. I tifosi ci devono dare un mano in questo momento così difficile». Che pensa dei fischi a Mauri? «È un giocatore importantissimo, sono sicuro che i nostri tifosi ci daranno la spinta giusta per vincere una gara delicata. Il Bari è molto temibile in contropiede ma c'è una grande voglia di riconquistare la loro fiducia».

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