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Si decide a Parma il futuro della Juve e di Ferrara

Roberto Bettega

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Per quanto possa sembrare paradossale (ma non siamo in Italia per caso) l'appuntamento più drammatico di domani - alla ripresa del campionato dopo le vacanze di fine anno - riguarda la squadra terza in classifica, un punto dalla seconda che è il Milan, nove dalla capolista che è l'Internazionale. Mancano ancora 21 giornate alla conclusione del torneo e sono in palio 63 punti, ma i dirigenti della Juventus, bruciati dagli ultimi disastrosi risultati ed in particolare dall'eliminazione dalla Champions e dalla sconfitta casalinga per mano del Catania, ultimo in graduatoria ex aequo con il Siena, hanno messo il club bianconero in stato d'assedio: squadra in ritiro e bocca chiusa; allenatore minacciato di sfratto nel giro di quattro giorni; richiamato da un malinconico esilio «Penna bianca», cioè Bettega, scomparso dalla circolazione dall'epoca di «Calciopoli» (ma senza peccati sulla coscienza) e tornato per salvare la situazione che 17 concorrenti su 20 invidiano e che comunque potrebbe essere protetta con la sostituzione di Ciro Ferrara con l'olandese Guus Hiddink. Il bello (sempre in Italia restiamo) è che a rendere ancor più agitati i sonni del presidente Blanc come primo avversario del trittico 6-10-17 gennaio è quel Parma che, alla vigilia delle vacanze, è stato battuto all'Olimpico da una Roma lanciatissima anche prima dell'arrivo di Toni. Ma attenzione a non sottovalutare la posizione in classifica (quarta a due punti dalla Juve) e soprattutto le possibilità tecniche della squadra emiliana. Anche qui un paradosso. Intanto, il Parma arriva direttamente dal campionato cadetto, dove ha conquistato la promozione con 76 punti, quattro in meno del bari; e rappresenta in qualche modo la rivelazione di questo girone di andata. Quei 28 punti, i ragazzi di Guidolin li hanno guadagnati, finora, con una singolare prova di equilibrio tra i reparti: hanno segnato 22 reti e ne hanno incassate altrettante. A realizzare il bottino hanno contribuito - altro dettaglio significativo - ben 9 tra attaccanti e difensori. Non si ha la sensazione di un congegno brillante e inesorabile ma piuttosto di una màcina , che il tecnico ha messo a punto alla scuola di due autentici maestri, come Osvaldo Bagnoli e Arrigo Sacchi, e attraverso le sue «panchine» più originali, quelle del Vicenza e di Palermo, aggressiva e sorprendente l'una, rimasta alla stato di progetto la seconda per lo scontro col solito presidente «mangia-allenatori» Zamparini. Ora con Ghirardi, che è giovane ed ha fatto l'esperienza della lotta per la promozione, l'intesa è stata più facile. Guidolin non si è montato la testa per la vicinanza con la zona Champions. Al collega Beccantini ha spiegato pacatamente «Se giochiamo di squadra, possiamo battere tutti. Se giochiamo sciolti, anarchici, tutti possono batterci». E visti i due squalificati e gli infortunati che si ritrova alla vigilia della partita di domani, «a maggior ragione, dovremmo puntare sul gruppo (del quale, comunque, fanno parte due ex-juventini come il portiere Mirante e Davide Lanzafame), che con la Vecchia Signora hanno un po' il dente avvelenato». I ragionamenti e le realizzazioni di Guidolin confermano i progressi professionali e culturali degli allenatori italiani di cui si stanno accorgendo parecchi club in giro per l'Europa; il che non vuol dire certo che Ciro Ferrara vada escluso dal numero (e potrebbe dimostrarlo clamorosamente proprio domani sera). Vuol dire soltanto che i dirigenti juventini non avrebbero dovuto lasciarlo solo ad apertura di carriera.  

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