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I club italiani non dovrebbero acquistarlo

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Loha liberato dall'iniquo diktat"di Lotito. E si è data una randellata - metaforica - nelle parti basse, aprendo una sicuramente fertile stagione di contratti contestati dai giocatori famelici e invalidati dalle istituzioni autolesioniste. Il collegio arbitrale della Lega ha non solo accolto il ricorso del giocatore macedone ma ha addirittura condannato la Lazio a un'ammenda di centosessantamila euro più il pagamento delle spese legali. In base alla sentenza, Lotito ha avuto torto marcio nel suo donchisciottesco tentativo di far valere un contratto regolarissimo e d'ora in avanti - come accadde con la sentenza Bosman - il potere dei calciatori sarà ancor più un'arma puntata contro le società che insieme al bilancio tecnico tengono alla salvaguardia del bilancio economico. I loro ingaggi, che già da anni rappresentano la voce negativa più pesante - spesso fino all'80% - delle uscite, metteranno a rischio anche i futuri emolumenti distribuiti dalla paytivù: e i fallimenti dei club si moltiplicheranno. A questo punto, solo un ricorso della Lazio al tribunale ordinario potrà impedire lo sfascio dell'organizzazione calcistica; e lo farà alla faccia della clausola compromissoria che da chiave di volta del sistema è diventata ormai un grimaldello nelle mani degli assalitori, da simbolo di un'antica solidarietà un'arma scarica se è vero - com'è ormai assodato - che le istituzioni calcistiche - per la precisione la Confindustria dei Piedi - non proteggono più le società ma aderiscono ai diktat - questi sì - del sindacato calciatori. E agli interessi - guarda un po' - dei procuratori, quelli che il calcio.... Li fa ricchi. Nei giorni scorsi - pur precisando errori comportamentali di Lotito - avevo già segnalato il rischio di una sentenza favorevole a Pandev (Ledesma & C.), rischio che oggi, all'improvviso, viene condiviso anche dai più intemerati critici del presidente della Lazio, lasciato solo - precisavo - dai pilateschi colleghi sicuramente cointeressati a un successo del loro intemerato alfiere e oggi balbettanti davanti a una penosa realtà che peserà sui loro futuri bilanci. Come disse Giulio Onesti oltre cinquant'anni fa, stanno per tornare alla ribalta i Ricchi Scemi, i presidenti che - pur nelle strette economiche a tutti note e da tutti sofferte - mettono mano al portafoglio per cancellare il rosso sborsando centinaia di euromilioni. In verità, di R.S. già ne esistono, e li conosciamo, soprattutto da quando Silvio Berlusconi si è sottratto alla regola dei Grandi Scialacquatori cedendo Kakà al Real per far cassa. E per accontentare i figli stanchi di veder divorati dall'amatissimo Milan parte dei proventi delle loro attività editoriali che si chiamano Mediaset e Mondadori. Eppure, ai tempi dei Ricchi Scemi valeva l'ormai mitica stretta di mano per sancire accordi economici importanti. E, proprio sulla scorta della clausola compromissoria, anche una meno burocratica solidarietà che, nei momenti più difficili, era ben rappresentata dallo slogan «tutti per uno e uno per tutti». L'Uno per Tutti di oggi - Claudio Lotito - provocherà involontariamente danni enormi al movimento calcistici professionale. E la solidarietà dei colleghi si presenterà in una forma nuova ed esaltante: la caccia a prendersi Pandev a costo zero. Pensierino natalizio fuori moda: se il calcio italiano fosse serio, nessuno acquisterebbe i servigi di Pandev e lascerebbe che s'accasasse all'estero. Vedrete.

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