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Lazio, non mollare mai

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Stendardo

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La Lazio torna alla vittoria, e riesce nell'intento grazie ai calciatori meno in vista: è stato il successo degli uomini, più dei giocatori, che sono riusciti a ritagliarsi un pomeriggio di gloria dopo tante sofferenze professionali. Il rilancio della Lazio passa anche e soprattutto da loro, a cominciare da Guglielmo Stendardo, da quattro giornate pilastro inamovibile della difesa biancoceleste. Con lui in campo, la Lazio ha subìto un solo gol negli ultimi 360 minuti di campionato. Arrivò a parametro zero dal Perugia, collezionò 34 presenze nelle prime due stagioni prima di «rompere» con Delio Rossi in una notte di Champions League a Madrid.  Da lì in avanti una manciata di presenze - due in Coppa Italia, altre due in campionato - prima di essere ceduto in prestito alla Juventus. Sei mesi in prestito a Torino, poi Lecce: per l'avvocato non c'era più posto nella difesa della Lazio, a fine stagione quint'ultima di tutta la serie A. Poi le cause, le carte bollate, la vittoria davanti al Collegio arbitrale, l'emarginazione. Fino alla riappacificazione con il club, e il reintegro in squadra. Una storia simile a quella di Fabio Firmani, domenica scorsa tra i migliori in campo contro il Genoa. Anche lui messo ai margini della prima squadra, anche lui decisivo nell'unico match fin qui disputato. Stesso destino di Stendardo, Ledesma, Pandev, Berni, Manfredini, Artipoli: tutte esclusioni che l'allenatore giustifica come scelta tecnica, per poi ricredersi davanti alle prestazioni degli stessi esclusi. «Firmani è un trascinatore» ha dichiarato il tecnico in sala stampa: il mediano, con la maglia della Lazio, ha collezionato 8 presenze in campionato negli ultimi tre anni. Ha sempre continuato a lavorare con abnegazione e spirito di sacrificio, pur continuando a vivere una situazione paradossale - da separato in casa - come buona parte dei suoi compagni di sventure. Quelle di Del Nero e Meghni sono storie diverse, che comunque appartengono a due ragazzi che fin qui sono quasi sempre rimasti nell'ombra. Entrambi i giocatori sono arrivati alla Lazio nell'estate del 2007, fortemente voluti dall'ex direttore sportivo Sabatini. Pesante l'esborso economico sostenuto dal club per il francese, mentre l'ex bresciano arrivò a parametro zero. Quarantasette presenze per il «piccolo Zizou», arrivato dal Bologna: poche presenze, tanti infortuni, aspettative disattese. Il transalpino domenica scorsa si è preso una piccola rivincita, così come il fantasista Del Nero, reinventato da Ballardini come terzino. In tre anni, tra infortuni e mancate convocazioni, ha collezionato soltanto 14 presenze in campionato. Ma anche lui, come i suoi compagni meno avvezzi a essere sotto i riflettori, si è conquistato sul campo una domenica di gloria. La Lazio riparte da qui, dai suoi uomini che faticano nell'ombra, che sudano lontano dai riflettori senza perdersi mai d'animo. Sedici punti in sedici partite: la strada verso la salvezza è ancora lunga, ma Ballardini ha avuto la conferma che potrà contare anche su questi elementi per guadagnare la riva dopo la mareggiata, elementi che - prima di essere calciatori - sono uomini. E' stata la vittoria di chi ha avuto la forza di andare avanti, nonostante tutto, nonostante le avversità.

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