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Il mito di Abebe Bikila rivive nella Capitale

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Lasfida è nobile. Aprire strade, piazze e scuole d'Italia al nome di Abebe Bikila, un atleta, un maratoneta la cui figura è in onore in tutto il mondo da quando, nella sorpresa dei più, canottiera verde olivo, numero 11 sul petto, iscrisse il proprio nome tra i vincitori dell'Olimpiade romana del 1960. La sfida, rivolta ai sindaci di tutti i comuni italiani, parte da Roma su iniziativa di un comitato trasversale, che ha come obiettivo dare lustro ad un personaggio che ha segnato, con la sua vicenda agonistica e umana, un'epoca dello sport e della società internazionale. Nessuno potrà mai restituirci l'incanto di quel crepuscolo romano quando un uomo, il viso composto nella immanenza della fatica, apparve in testa a tutti tra le fiaccole dell'ultimo tratto dell'Appia Antica aprendosi d'un colpo all'attenzione del mondo, forse anche più dell'antilope nera Wilma Rudolph, vincitrice di tutte le prove di velocità, o di Livio Berruti, che pure, sulla sublime curva dello stadio Olimpico, aveva sette giorni prima cancellato l'inviolabilità dei velocisti statunitensi. Con la sua dignità d'uomo, con la sua energia di combattente sulle strade delle maratone internazionali, Bikila fu campione di un'epoca in cui l'essere era ancora prevalente sull'apparire e in cui la gente era ancora assetata di favole. Quella favola l'etiope fu capace di costruire ed esaltare con il successo raccolto a Roma e a Tokyo e di difenderla con il coraggio con cui affrontò il peggiore insulto che potesse capitare a un uomo che aveva fatto della corsa una costante di vita. Che si voglia ricordarlo e additarlo alle nuove generazioni è iniziativa encomiabile, riproponendo la sua immagine con una maratona da effettuarsi nel 2010, nell'esatto cinquantenario della sua affermazione, con l'organizzazione di una mostra itinerante, la ristampa di un «Sogno a Roma», il generoso prodotto editoriale composto a quattro mani da Valerio Piccioni e da Giorgio Lo Giudice, e con altre iniziative che avranno come centro pilota la Capitale. Il progetto, che ha come motore Roberto De Benedictis, troverà naturale inserimento nel programma generale delle celebrazioni del Cinquantenario olimpico promosso dal Coni, affiancato dall'amministrazione capitolina, che farà rivivere quella che passò alla storia dello sport mondiale come la meravigliosa estate del 1960. Quella stessa estate che trovò poi consacrazione definitiva, con Bikila tra i protagonisti, nelle immagini affascinanti proposte dal film di Romolo Marcellini, «La Grande Olimpiade».

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