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Falli tattici a ripetizione ma impuniti

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Domenicasera ho assistito in Inter-Roma alla degenerazione del Fallo Tattico. Non l'ho mai apprezzato, ritenendolo un ripiego scorretto, una concessione volgare all'apprezzabile Fisicità del cosiddetto Calcio Moderno di cui non si sentiva proprio il bisogno. Qualcuno - una ventina d'anni fa - volle precisare che «il calcio non è per le signorine». Guardando l'Inter di Mourinho, dedita per gran parte del secondo tempo alla cura delle caviglie dei giallorossi, ho ripensato alla trovata dei nouveaux philosophes e all'antica Inter di Burgnich, Guarneri e Picchi: mentre Giacinto Facchetti esibiva la felice propensione alla «difesa mobile» che lo portava a scorribande offensive di alta qualità, i gladiatori nerazzurri mostravano una eccellente fisicità e ottimo senso tattico nella marcatura «a uomo» fondamento del calcio all'italiana. E vincevano quelle Coppe dei Campioni che l'Inter moderna insegue da quarantacinque anni. La Roma ha subìto il drastico cambiamento di gioco dei nerazzurri quando sono entrati in campo Sneijder e Balotelli: una ventata di gioco strabiliante fino al bellissimo gol del pareggio firmato Eto'o; e quando Ranieri si dava da fare per adeguare la sua Roma, ecco l'Inter rinunciare alle sue innegabili qualità per darsi al Fallo Tattico come unica arma per contenere i giallorossi. Aveva cominciato da Vieira, avrebbero raccolto il testimone Stankovic, Thiago Motta, Samuel, Lucio e il solitamente corretto Zanetti. E l'arbitro Rocchi, già apparso debole nelle prime battute, finiva per diventar suddito della cosiddetta «fisicità» estraendo platonici cartellini quando avrebbe potuto richiamare i capitani a maggior correttezza. O decretando giuste espulsioni. Ma gli arbitri, si sa, sono altalenanti fra la riforma «inglese» di Collina e i loro antichi vizi. Al proposito, ho rispolverato un trattatello pubblicato dall'AIA romana intitolato «Fallo tattico: uno sguardo alla pratica difensiva più utilizzata dalle squadre e meno capita dagli arbitri». Tant'è vero che viene definito «un'interruzione del gioco avversario senza conseguenze fisiche o brutali». . E ancora: «Tale pratica consente di spezzare un'azione d'attacco della squadra avversaria senza che comporti l'assegnazione, da parte dell'Arbitro, di una penalità e in una zona del terreno di gioco difficile da difendere». E infatti «il fallo tattico permette al difensore di contrastare l'attaccante con l'obiettivo di difendere la propria porta commettendo pero' un fallo che lascia il possesso del pallone comunque agli avversari». Colgo l'informativa firmata dai designatori Bergamo e Pairetto che - «Calciopoli» a parte - condannavano il Fallo Tattico, da punire anche con l'espulsione, e intuivano la nascita del «Fallo di squadra». Vedi l'Inter dell'altra sera.

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