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Pizzolato, ritorno al passato «Ho ancora la pelle d'oca»

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Negliultimi tratti del percorso disegnato all'interno del Central Park Orlando Pizzolato si fermò otto volte. Era il 1984. A distanza di venticinque anni dalla data che portò per la prima volta uno specialista italiano al vertice della più suggestiva maratona del mondo, quello della fatica resta il ricordo più vivo. Insieme con l'immagine della gente sulle strade. «Le urla della folla, la pelle d'oca quando sentivo gridare il nome d'Italia, e non riuscivo a comprendere come facessero a riconoscermi. Soffrii maledettamente il caldo, e soprattutto l'umidità. Quando, subito dopo il traguardo, mi inginocchiai a baciare l'asfalto di New York, fu contemporaneamente un atto di liberazione dalla fatica e di ringraziamento alla terra che mi aveva accolto». Il giorno successivo lei era più ricco. «Sì, più ricco. Con un pacco di giornali che recavano stampato il mio nome in prima pagina, con un assegno di venticinquemila dollari e con una vettura Mercedes Benz più o meno dello stesso valore. Ma uscii soprattutto ricco di un'esperienza agonistica e umana che condizionò positivamente il mio futuro». Talmente interessante, l'esperienza, da tentarla nuovamente l'anno successivo. «Ero più esperto, feci una gara di rimonta e vinsi impiegando un tempo inferiore di tre minuti rispetto al 1984». E questo ritorno a New York correndo con 25 anni in più sulle spalle? «Nessuna velleità tecnica. Solo il gusto di assaporare nuovamente l'atmosfera del percorso e della gente statunitense. Ho corso molto, dall'Europa all'Estremo oriente. Ma New York resta un amore incancellabile».

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