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Quando i nodi vengono al pettine

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Da sinistra Ballardini e Ranieri, rispettivamente gli allenatori della Lazio e della Roma

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Impensabile continuare a navigare a vista, così come pensare di poter risolvere tutti i problemi di questa Roma, ferita e mal gestita, solo cacciando Spalletti e chiamando al capezzale dell'ammalata il «dottor» Ranieri. Oppure ricorrendo alla «magia nera» di mago Montali che tra le palle volanti dei nibelunghi del volley, così bene aveva fatto. Ma qui le palle rotolano. Così il tecnico testaccino ha provato una rianimazione bocca a bocca, ci ha messo tutto (la sua opera è ancora all'inizio e gli va dato tempo per poter modellare il poco materiale che ha a disposizione) ma con risultati scarsi e sporadici. E i presupposti dal quale è partito sono discutibili o quantomeno difficili da spiegare, così come il fatto che continua, giustamente per certi versi, a dire che questa «non è la sua Roma». E di chi è allora? Ma il problema è ancora un altro, alloggia altrove e viaggia alto sulla testa del povero Ranieri che rischia di «sporcare» la sua splendida carriera con un fallimento proprio nella «sua» città, alla guida della squadra che gli fa battere il cuore. Sarebbe davvero troppo. Così come troppo sarebbe accollare tutto il fardello di questa crisi sulle spalle di Totti già alle prese con i noti problemi al ginocchio: il capitano è un fenomeno al quale, nonostante le mille lusinghe e le appropriazioni indebite («È come un fratello» ha detto più volte), Rosella non ha ancora rinnovato il contratto... e che aspetta? Il problema è la mancanza di un progetto che invece la Sensi aveva più volte annunciato ma mai però mostrato: non tanto al popolo giallorosso (che meriterebbe comunque di sapere... sempre) ma almeno ai «suoi» azionisti che infatti ieri l'hanno letteralmente fatta a pezzi nell'assemblea dei soci tenutasi a Trigoria. Durissimo e corposo il fronte del «no», con molti azionisti che hanno chiesto conto della situazione alla proprietà auspicando anche un passaggio di mano. Il concetto è chiaro: «Tenete la Roma se siete in grado di mantenerla ad alti livelli, altrimenti togliete il disturbo». Osservazione che non fa una piega da qualunque angolazione la si guardi: soprattutto da quella dei tifosi. Ma la risposta della signora Staffoli è arrivata quasi scontata: «Non mi dimetto!». Complimenti e questo è l'infausto bilancio del suo operato: Roma con 11 punti, quattordicesima posizione in classifica lontana anni luce da quella zona-Champions paventata, solo qualche settimana fa, come obiettivo stagionale. E soprattutto serie B a sole due lunghezze più in basso: sarebbe troppo anche per questa gestione scollata e «interessata» (sugli stipendi della famiglia Sensi potremmo aprire un capitolo a parte). Ma la pochezza delle ultime in classifica mettono la Roma almeno al riparo da questo. Una consolazione... seppur piccola piccola.

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