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Sceneggiate disgustose dei nostri big

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Lasettimana scorsa mi ero permesso, proprio in questa sede, di far presente un diminuito e generale disinteresse per la nostra nazionale. Il segnale era rappresentato dal fastidio con cui gli appassionati subivano le interruzioni del campionato in occasioni degli incontri della squadra azzurra. Se poi succede che uno di questi incontri è privo di qualsiasi interesse di classifica e presenta come avversaria una squadra, quella di Cipro che non appartiene all'elite del calcio internazionale è già un miracolo che a Parma, che la Nazionale l'aveva avuta poche volte, ci siano stati 15 mila spettatori paganti. Questo dato mi consente di collegare due sceneggiate non proprio esemplari che hanno avuto per protagonisti Adriano Galliani, di fatto presidente del Milan, e Marcello Lippi, il commissario tecnico della nostra nazionale. Galliani con il fai play che lo distingue, aveva trattato malissimo un bravo giornalista di Sky, Alessandro Alciato, colpevole di avere citato un dato esatto, il numero degli spettatori paganti della partita Milan-Zurigo di Champions. Da quando il calcio è calcio le presenze degli spettatori di una partita vengono forniti con due dati, il numero degli spettatori paganti e quello degli abbonati. Poiché il numero degli abbonati è fisso e i paganti rappresentano l'indice di interesse di una partita. Semmai c'è da chiedersi come mai il Milan di abbonati, sia per le partite di campionato che per quelle di Champions, ne stia perdendo ad ogni stagione, ma questo è un altro discorso. In quanto a Lippi c'erano già stati segnali di nervosismo da parte del ct campione del mondo. Lippi è nel calcio da una vita e non può sorprendersi se ogni tanto attorno alla Nazionale si sviluppa un tormentone. Si può chiamare Cassano, si può chiamare Totti, a suo tempo si è chiamato Beccalossi ed in tanti altri modi. È andata bene, a Lippi ed alla Nazionale, che Gilardino abbia risolto il problema perché la vittoria, sia pure acciuffata in extremis, ha attenuato le polemiche. Il problema è che quando si occupano ruoli di responsabilità bisogna essere in grado di sopportare gli inevitabili inconvenienti che comportano.

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