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Troppa Juve, De Rossi non basta

Luciano Spalletti

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Vince la Juve perché è più squadra, ha più testa e ne ha di più nelle gambe. Tutto vero, ma vince la Juve anche perché quest'anno ha investito cinquanta milioni di euro per portare a Torino Diego e Felipe Melo: i due giocatori che, guarda caso, hanno firmato il successo dei bianconeri all'Olimpico. E non è un caso se l'afoso pomeriggio romano si apre e si chiude con la contestazione alla proprietà per il «mercato che non c'è». «Rosella Sensi vattene» è il coro della Sud della giornata che vede la Roma inchiodata a uno zero nella casella dei punti in classifica. Cosa che non succedeva dalla stagione 1950/51 (una vita e in quell'anno maledetto la Roma poi finì in serie B). Ma il «mercato che non c'è», è solo alibi parziale per Spalletti che sbatte ancora contro la sua bestia «bianconera»: in dodici anni non è mai riuscito a vincere contro la Juve in campionato. Il tecnico giallorosso manda un chiaro messaggio alla società mettendo dentro Julio Sergio Bertagnoli, il giovane portiere brasiliano che nei suoi quattro anni a Roma non aveva mai visto il campo. È un segnale chiaro visto l'infortunio di Doni e l'inizio di stagione di Artur bocciato definitivamente (ed era ora..). Ma stavolta c'è anche molto di Spalletti nella seconda sconfitta in altrettante gare di campionato. Sarà stata forse la pressione di ritrovarsi di fronte a un tabù da sfatare, ma il toscano ha mandato in campo una Roma snaturata che ha faticato a trovare il suo solito gioco e quei meccanismi che avevano fatto tirare un sospiro di sollievo a molti dopo la buona prova contro i pur modesti slovacchi del Kosice. Una Roma modello-barricata che ha rinunciato per lunghi tratti a giocare, facendo quello che viene definita in gergo «minestra» per limitare i danni e che alla fine si è inevitabilemente sgretolata sotto i colpi di una Juve molto più consistente e che ne ha di più in tutte le parti del campo. Il risultato è una Juve padrona dalla partita per lunghi stralci con i giallorossi rintanati nella loro metà campo in cerca del cambio di passo che però non arriva. E quando alla Juve lasci così tanto spazio in giro per il campo, son guai. Così, al primo errore i bianconeri castigano la Roma: Cassetti perde una palla incredibile a centrocampo (suo primo errore stagionale) e lancia Diego a rete. Inutile il tentativo di recupero di Riise così come l'intervento di un incolpevole Julio Sergio: tocco di fino e palla sull'altro palo che fa uno a zero. È forse il segnale che serviva alla squadra di Spalletti che prova a rialzare la testa, a giocare il suo calcio: inutile. De Rossi è abile a sfruttare una distrazione bianconera e dare un'altra chance alla sua Roma. Botta da fuori del centrocampista e pareggio: ma un grazie va a Buffon. Si riparte? Macché, qui la Roma commette il secondo errore della giornata: invece di dar fondo al suo gioco, si mette di nuovo lì dietro. È assalto: cinque minuti prima dell'intervallo si salva da Amauri che centra un palo, poi però sbaglia con Totti il gol che avrebbe cambiato la gara. Rientro al sonnifero, così come i cambi di Spalletti, che invece di dare una scossa alla partita, mette dentro Tonetto per Taddei. La Juve fiuta l'osso e non ci mette molto a capire che può portar via l'intera posta. Così è dopo venti minuti abbondanti. Diego mette la seconda firma sul pomeriggio romano. Stavolta Julio Sergio non è perfetto. Mentre alla fine non può nulla sul terzo gol bianconero che chiude la gara (nel mezzo c'è un bel palo di Totti) e che porta la firma dell'altro acquisto juventino Felipe Melo: gran sinistro, 3-1 e tutti a casa. I numeri? 0 punti in classifica. 12 gol incassati in 6 gare ufficiali (mai la Roma ne aveva presi 6 nelle prime due gare di campionato): non male e siamo solo all'inizio.

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