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Non hanno cuore i giochi di potere attorno alla Roma

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Puntuale,la Roma la ripropone, non sarà né la prima né l'ultima delle tante che ci hanno propinato da un paio d'anni a questa parte, nessuno perde ulteriore tempo a farsene un cruccio. E meno male che sono spariti, per il momento, arabi e libici, restano il garante di casa nostra e, all'orizzonte, potenze mondiali senza un'identità ipotizzabile, del resto era già stato decretato il «vade retro» per Soros, che un poveraccio non era mai stato. E dunque il popolo romanista resta in trepida attesa, anche se c'è la sensazione che il sentimento prevalente, secondo umori capitolini, sia diventato il disincanto, molto vicino allo scetticismo. Non hanno dato una mano a sfuggire a questo stato d'animo le parole di Luciano Spalletti, che non è abituato a coprire realtà poco confortanti, né tanto meno a sottrarsi alle responsabilità che il suo ruolo istituzionale gli assegna. Ogni acceno al mercato richiama l'immagine meno gradevole per il tifoso, cioè il senso unico obbligato, naturalmente verso l'uscita. Spalletti ha praticamente ammesso che i bilanci non consentiranno voli di fantasia, dunque l'organico non potrà sognare salti di qualità. E purtroppo, nenche un mantenimento di quei livelli che hanno segnato quattro stagioni, le ultime: nel loro complesso, mettendoci anche la parentesi negativa recente. Nessuna offerta per Vucinic o per altri pezzi pregiati, assicura Spalletti, ma non è un dato che incoraggi le speranze, segno che gli operatori di mercato sanno di poter attendere il momento più opportuno per intavolare trattative. Prima o poi la Roma dovrà far fronte ai buchi di bilancio, dunque al rischio di svendere, più che a valutare approcci allettanti. Riesce arduo, per gli osservatori che seguono le vicende giallorosse con un minimo di affetto, allontanare un pessimismo sempre più diffuso, dopo che le voci ufficiali del club hanno dovuto delineare con onesto realismo la situazione. Sempre che dal nulla non si materializzi, scendendo dall'alto del palcoscenico, quel «deus ex machina» in grado di produrre il miracolo sognato. Sarà avvolto in stelle e strisce o magari nel tricolore russo? Quello italiano sembra per il momento ai margini, frenato da giochi di finanza o di potere nei quali il cuore non trova posto.

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