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Candela, festa tra campioni e legionari

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UnOlimpico caldo come per una partita di cartello e poi tanti campioni sul terreno di gioco. Diciannove con la maglia della Francia Campione del Mondo nel 1998. Diciassette con quella della Roma dell'ultimo scudetto. Campioni veri, Zidane e Totti solo per citare i più rappresentativi, entrati in campo a bordo di due bighe, mentre una legione romana in assetto da battaglia nasconde l'ingresso in campo di Vincent Candela, che a sorpresa sbuca proprio tra i legionari. Poi, sulle note della colonna sonora del gladiatore, il giusto tributo a un campione che a Roma nessuno ha dimenticato. Occhi lucidi per lui e per la moglie, a bordo campo con i quattro figli. La voce rotta dalla commozione per dire solo un ultimo «Grazie» a chi lo ha accompagnato e sostenuto tutte le domeniche per tanti anni. Un'enorme maglia con il numero 32, il suo numero, campeggia in Tribuna Tevere, per poi spostarsi sotto la Curva Sud. Quindi il minuto di silenzio (non rispettato da tutti) in memoria delle vittime del volo dell'Air France scomparso mentre sorvolava l'Oceano Atlantico. Spazio alla partita, con Delvecchio che dopo solo un minuto dimostra di non aver dimenticato come si segna e Djorkaeff dall'altra parte a rispondergli poco dopo. I ritmi non sono alti, il risultato conta poco. Quello che conta è l'arrivederci che tutto lo stadio dedica a Vincent Candela.

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