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L'ultima cosa che ho chiesto (in italiano) a Carlo Ancelotti riguardava la Roma.

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Hoscherzato un po' sul mio ritorno in giallorosso poi, quando mi sono accorto che infastidivo Spalletti, l'ho chiusa li. Ma ripeto: non è mai esistita una trattativa». Il bello (o il brutto) del sor Carlo è che - pur essendo persona serena fino al candore - in realtà non lascia mai trasparire i sentimenti. Sulla fine del rapporto con il Milan ha risposto mille volte e tuttavia fino all'ultimo lasciava interdetti gli interlocutori e anche l'ormai famoso sopracciglio stupito o ammiccante (quello di Hiddink è sfidante e maligno) non aiutava a capire. Poi, bang bang, due annunci due fila: «Lascio il Milan a Leonardo, commosso» e «Now I think it's time to change...Sono del Chelsea». Ebbene, di tutta la telenovela mi ha stupito solo il mancato contatto con la Roma, la sua vecchia amica Roma. Mica per discutere Spalletti, per carità: è un ottimo allenatore ma certo non gli dispiaceva, un tempo, l'idea del Chelsea né pare dispiacergli, oggi, l'idea della Juventus. Insomma, fra un'ipotesi e l'altra Ancelotti l'avrei cercato. Perché sarebbe stato l'uomo giusto - in alternativa a Spalletti - per rilanciare la Roma in un clima sereno nonostante l'insistente pressione dei media e dei tifosi per sapere se Rosella Sensi vende, se Tizio resta, se Caio se ne va, se il mercato sarà più a cedere che a comprare. Ancelotti per me è il Gran Calmante, soprattutto se paragonato al Grande Eccitante Josè Mourinho, che è sicuramente molto meno vincente di Carletto. Non si vive di rimpianti, ma temo che il mancato aggancio di Ancelotti passerà all'archivio come un'occasione mancata: la stagione giallorossa si presenta difficile soprattutto sul piano psicologico, e qui Carlo è uno strepitoso mediatore di sentimenti. Non nego qualità umane speciali a Spalletti ma mi pare di poter dire che il suo ondeggiare fra il no e il sì è uno dei grandi problemi della Roma d'oggi; magari è già certo di restare alla Roma ma l'effetto esterno è dubbio, forse un difetto di comunicazione lo fa apparire recalcitrante in un momento come questo. L'unica che ha il diritto di trincerarsi dietro diplomatici silenzi è Rosella Sensi. Spalletti, se davvero ha scelto di restare alla guida dei giallorossi, dovrebbe esternare la sua scelta e incoraggiare una tifoseria in stato confusionale a sperare in un futuro migliore. Ancelotti l'avrebbe fatto.

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