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Angelini: "Farei una Roma super"

Angelini

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{{IMG_SX}}Probabilmente no. E giù smentite: inutili. Soprattutto perché non c'era nulla da smentire visto che Francesco Angelini ha «solo» detto (almeno il primo giorno) di esser pronto a scendere in campo anche al fianco dell'attuale proprietà. Diverso il taglio del lungo intervento alla Signora in Giallorosso (trasmissione di T9 registrata ieri pomeriggio ma andata in diretta in serata), dove il «papà» del Moment, Tantum Verde, Tachipirina ecc., evidentemente scocciato dalla reazione dei Sensi, ha detto chiaramente come stanno le cose. E parte proprio da qui: «Ho accettato l'invito solamente per chiarire alcuni aspetti. Non ho ancora preso contatti con la famiglia Sensi, però mi sono approcciato all'affare della cessione della società giallorossa attraverso altre strade: principalmente ho richiesto delle informazioni e ho sondato il territorio attraverso le banche che mi fanno da referente». Parla da tifoso romanista ferito nell'orgoglio nel vedere la squadra squadra che non «vola» più come una volta. «Tutto ciò è partito dal fatto che in questo momento mi sento privato di una delle gioie della mia vita. Quello che sta accadendo nella Roma non mi sta bene. Non riesco a spiegarmi come la squadra che l'anno scorso ha perso lo scudetto soltanto nell'ultima mezzora di campionato, che era settima nelle classifiche mondiali (Iffhs, ndr), adesso arranchi in questo modo. E non riesco a spiegarmi episodi come lo scandalo di Spalletti quest'estate (vedi il contatto del tecnico con il Chelsea, ndr), o il caso Panucci (Napoli docet, ndr). Questo da tifoso particolarmente appassionato, quale sono, mi ha lasciato scottato e con il desiderio di poter fare qualcosa». Ma l'interrogativo che anima le giornate della Capitale ruota attorno al perché Angelini non sia andato direttamente dai Sensi a chiedere di comprare o poter entrare nella Roma. «Per una semplice ragione - spiega - perché qualora dovessi contattare la famiglia Sensi lo farei soltanto con una proposta da avanzare. Adesso sono in fase di reperimento di informazioni, e lo sto facendo tramite i miei referenti bancari: mi rivolgerò ai Sensi quando avrò sott'occhio tutte le informazioni che ritengo necessario valutare e avrò quindi una proposta chiara da avanzare. Del resto così si agisce in ambito economico-finanziario». L'altro nodo che Angelini tiene a sciogliere è quello legato alle modalità di un ingresso nella Roma: se entra lo vuol fare per contare... ovviamente. «Al momento il mio interesse non è entrare al 100% nella società, piuttosto ritengo opportuno avanzare un'offerta per acquisire il 60 o 70 % del club (i Sensi controllano attualmente il 67,1%, ndr), in modo da avere il controllo della maggioranza. Ovviamente so che i profitti sono relativi al taglio di investimento, ma a me non interessa tanto il guadagno, poiché le mie aziende comunque funzionano autonomamente. Mi interessa piuttosto contribuire a risollevare la situazione della Roma. E non ho alcun bisogno di farmi pubblicità». Quindi esce allo scoperto anche sull'ipotesi di poter entrare al 50% con la famiglia Sensi. «Questa possibilità c'è... assolutamente sì». Forse perché ha capito che qualcosa non è andata come doveva nella «trattativa» con Soros: e qui torna in campo l'Angelini tifoso. «Già, e parlo solamente da tifoso, perché non ho grosse informazioni in mano. Mi sembra assurdo che la società non abbia preso in considerazione quell'offerta, dal momento che parlavamo di un personaggio facoltoso in grado di investire il necessario nella crescita del progetto Roma». Quindi la questione stadio: uno dei perni attorno al quale ruota l'affare-Roma. «È una vicenda sulla quale non riesco a comprendere bene molte cose. Si parla di un'apertura del Comune di Roma in merito alla costruzione di uno stadio di proprietà, ma non si parla mai di chi metterebbe i soldi, non si capisce quale possa essere il luogo, non si capisce in che misura si voglia investire sulle attività collaterali. Abbiamo esempi di città straniere in cui la costruzione dello stadio ha portato grossi introiti ai club di riferimento. Cinquantamila posti? Vuol dire non conoscere Roma, serve almeno un impianto da 75mila. Se influirà sulla proposta da avanzare? Ovvio, anche su quello prendo informazioni. La costruzione dello stadio porterebbe comunque ad un investimento tra i 270 e i 300 milioni di euro: una cifra che va considerata». Inutile provare a chiedergli chi sia il vero interlocutore di questo affare se la famiglia Sensi o Unicredit. «Non posso rispondere, né da imprenditore, né da tifoso». Idee chiare, invece, su cosa bisognerebbe fare qualora la trattativa dovesse andare in porto. «Il lavoro tecnico lo lascio fare agli esperti del settore, io mi occuperei principalmente dell'aspetto organizzativo. Servono manager esperti, non bisogna pensare solo a comprare i Messi e i Ronaldinho...». Insomma arriverebbe una vera e propria ristrutturazione aziendale. Infine i tempi, sui quali Angelini non si nasconde. «Vorrei smentire quello che si è forse detto, e cioè che il tutto possa risolversi in pochi giorni: impossibile. Se devo dare un termine dico che ci vogliono alcune settimane. Quindi prima che io possa avanzare una proposta saremo già a metà, se non a fine giugno. Ci sono dei tempi non soltanto nel reperimento delle informazioni, ma poi anche nello studio che va fatto su quelle informazioni». Qualcosa, però, è già successo. «Posso dire che un segnale c'è stato». Magari di un altro socio diverso dai Sensi pronto ad affiancarlo. Intanto nella Capitale l'idea di un nuovo proprietario con soldi freschi per la Roma, ha già fatto ripartire i voli pindarici dei tifosi che sognano ad occhi aperti e assaltano i centralini e i computer del gruppo farmaceutico. Tipo? «In questi giorni qualche tifoso mi ha detto: "prendi la Roma e noi se compramo tutti er Tantum Verde e ci rimettiamo il pannolino...».

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