Alle 16.50 da Termini è partito l'ultimo treno per la Champions League
.A bordo quello che è rimasto della Roma, salutata da un centinaio di tifosi e pronta a sfidare la Fiorentina al «Franchi» per cercare di agganciare il quinto posto e avvicinarsi al quarto. La partita da dentro o fuori arriva a chiusura di una settimana che sembra il preludio a una svolta. Il cambio al vertice della società potrebbe concretizzarsi nelle prossime ore e a Trigoria inevitabilmente si respira un'atmosfera di grande incertezza. Spalletti, tenuto all'oscuro di tutto così come i giocatori, è addirittura seccato. «Non ne so niente di queste voci, nessuno mi hanno detto niente - spiega il tecnico - ci vorrebbe qualcuno accanto a me che non vedo, quindi...». Avrebbe voluto un dirigente al suo fianco in sala stampa ma non c'era neanche stavolta. Così Spalletti fa scivolare il discorso sull'unico aspetto che gli compete: il campo. «Le vicende societarie non ci hanno né dato fastidio né caricato. A Firenze sono in palio punti fondamentali. Noi probabilmente troveremo più difficoltà perchè giocheremo in trasferta e perché la Fiorentina può puntare a due risultati. A loro potrebbe andare bene anche un pari, noi invece dobbiamo assolutamente vincere per spostare la pressione su chi sta davanti». La maledizione-infortuni ha accompagnato la squadra anche in Toscana. Otto gli assenti, l'attacco è a pezzi. Vucinic, Menez e Montella sono rimasti a casa, Totti ha avvertito uno «scriccholio» al ginocchio mentre si allenava. Stringerà i denti anche stavolta. «È lo specchio della stagione che stiamo vivendo - racconta l'allenatore - ha sentito "pizzicarsi" al ginocchio ed è dovuto uscire ma dopo qualche minuto non sentiva più niente. Io sono fiducioso». Con Doni e Aquilani avviati verso l'intervento chirurgico, Juan costretto all'ennesimo stop e Mexes ancora squalificato, l'unico recupero rispetto a domenica scorsa è Taddei, pronto a partire dal primo minuto. Brighi è favorito su Perrotta, Tonetto non sta benissimo ma dovrebbe essere preferito a Cassetti. Così come Riise è in vantaggio su Diamoutene per il posto da centrale al fianco di Panucci. «Noi parliamo sempre con i calciatori prima di mandarli in campo - spiega Spalletti - Doni? Io a lui ho sempre chiesto se fosse in grado di giocare o meno. Evidentemente ora il dolore è più forte. La stima che ho per lui è evidente, ma il suo futuro è un discorso che va affrontato a fine anno». Così come quello del tecnico, legato all'eventuale cambio di proprietà e non solo. «Del mio rapporto con la società parlo solo con i dirigenti - precisa il tecnico, accostato nei giorni scorsi alla panchina della Juve - nessuno mi ha contattato, sono cose che leggo sui giornali ma a me non è venuto a cercare nessuno. E mi sembra anche ingeneroso criticare Ranieri dopo il lavoro che ha fatto. Tutto dipende sempre dalla precarietà del nostro ruolo». Anche ieri momenti di nervosismo tra Spalletti e i giornalisti. Il motivo è sempre lo stesso: il suo rapporto con Totti. Chiedono all'allenatore se si è sentito chiamato in causa dal capitano che ha detto: «A Roma deve restare solo chi ne ha voglia». Spalletti risponde piccato. «Se ce l'aveva con me? Bisogna chiedere a lui». Infine una battuta sui cori razzisti a Balotelli. «Nel calcio c'è molta ignoranza. La pelle ha un colore se lo si vuole vedere. Ci sono ancora troppi cretini che colpiscono gli altri dove fa più male».
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