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Progetto fallito Il ciclo di Rossi ormai è finito

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Èuna Lazio che più Lazio non si può: per un terzo figlia di quel karma che dal 1900 ci condanna a non goderci quasi mai due gioie una dietro l'altra e per i rimanenti due terzi dell'incapacità fisiologica di chi la guida a mantenere alta la concentrazione di giocatori fra le cui molte doti non c'è certo quella della consistenza mentale. Alzi la mano chi non se lo sentiva, alla vigilia, che poteva andare a finire così... Un'inquietudine che, subito avvalorata dalle storditezze di Ledesma e compagni alla prese con avversari che gli pestavano i piedi, è diventata certezza non appena il solito destino crudele ci ha inflitto il colpo mortale dell'infortunio di Makinwa e del conseguente ingresso di Bogdani nelle file del Chievo. Da quel momento in poi l'unico dubbio era quanti ce ne avrebbero fatti. Credo insomma che non ci sia da stupirsi per questa sconfitta. Questa è la Lazio 2008-2009 di Delio Rossi. Spesso brava fuori casa, dove gli avversari lasciano ai suoi giocolieri lo spazio che occorre loro; spesso catastrofica in casa, dove non ha le armi caratteriali per venire a capo di rivali duri, concentrati, organizzati e agevolati dal solito pistolone col fischietto. Credo comunque che non tutto il male venga per nuocere, perché la sconfitta di ieri servirà – almeno spero – a riportare tutti con i piedi per terra e troncare sul nascere il tentativo di tenere in vita il rapporto società-allenatore con accanimento terapeutico degno di miglior causa. Se vogliamo una Lazio che in futuro non perda più col Chievo di turno bisogna voltare pagina con decisione, evitando di riaprire il discorso-Rossi ogni volta che vinciamo due partite di seguito. Europa o non Europa, bisogna prendere atto del fatto che la Lazio potrà tornare a crescere solo con un nuovo «progetto», come dicono quelli che capiscono di calcio...

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