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Franco Bovaio Champions League 2008-09: nessuna squadra italiana nei quarti di finale.

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Daallora l'Italia era sempre riuscita a portare almeno una sua squadra tra le prime otto d'Europa, con il picco massimo raggiunto nel 2003, quando ben tre semifinaliste su quattro furono italiane: la Juve, che eliminò il Real Madrid e le due milanesi, che si affrontarono nel derby. Poi, nella finale, giocata proprio in casa degli inglesi, a Manchester, il Milan di Ancelotti sconfisse la Juve di Lippi ai calci di rigore. Una soddisfazione che quest'anno gli inglesi (presenti con quattro squadre su otto nei quarti) potrebbero riprendersi nei nostri confronti portando due loro rappresentanti alla finale dell'Olimpico. A quel punto lo smacco sarebbe completo, dopo le tre sconfitte su tre della stagione passata (Inter eliminata dal Liverpool e Milan dall'Arsenal agli ottavi; Roma, unica nostra rappresentante tra le prime otto, buttata fuori ai quarti dal solito Manchester) e i tre stop su tre di quest'anno negli ottavi. Ma cos'è che oggi rende il calcio britannico superiore al nostro? Per Spalletti la maggiore serenità dei calciatori: «Gli inglesi vivono la competizione con maggiore serenità». Per Galliani, invece, è più un discorso economico: «Il calcio italiano rischia il baratro e le tre eliminazioni in Champions sono un segnale. Senza la gestione degli stadi non potremo più competere con i club inglesi e spagnoli». Per ora bisogna prendere atto che l'ultima vittoria di un'italiana contro un'inglese è il 2-1 rifilato dal Milan al Liverpool nella finale del 2007 e che quest'anno, d'ora in poi, dovremo accontentarci di tifare per il Bayern Monaco di Toni o il Villarreal di Giuseppe Rossi. Ultimi superstiti di un'Italia ormai sparita dalla maggiore competizione continentale.

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