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Mamma mia che botta. Ma allora, i venti gelidi che soffiano ...

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Allora questa, signori miei, è crisi vera. Non solo di gioco - che su quella già qualcuno aveva avuto modo di ridere, come nella contestata vittoria di Siena che aveva chiuso lo scorso 2008 - ma ora anche e soprattutto di risultati. Una frenata lunga, che diventa una vera inchiodata. Il tutto condito dal recupero (recupero?) di Adriano e il braccio di ferro con Balottelli, con tanti campioni, tante star e poca, pochissima sostanza. Certo, una crisi, prima o poi, capita a tutti, ma questa dell'Inter ha il sapore acre di una cosa seria e duratura. Reggere il confronto con un avversario - se stessi - non è facile. Fare sempre di conto per stabilire se quella di Mancini (Roberto) era migliore, complica il lavoro, fa salire la tensione, rende obbligatorio qualcosa che - per fortuna - nello sport non lo è quasi mai: vincere sempre. E dato che il campionato denuncia crepe - l'Inter è sempre prima, campione d'inverno, ma in piena controtendenza rispetto alla gagliarda partenza stagionale - anche il pensiero della Champions League tra poco più di un mese comincia a far tremare i polsi a Massimo Moratti. Eh sì, perché il progetto, dopo un dominio chiamato campionato, serve la promozione nell'Europa che conta. L'ottavo col Manchester sembra un Everest da scalare con le scarpe da ginnastica. Come reggerà Mourinho a questa pressione? Come farà la squadra a ritrovare gli equilibri e il modo di vincere che non passi solo ed esclusivamente attraverso la vena di Maicon e di Ibrahimovic? Domande che restano sospese nell'aria di freddo di questa gennaio che stringe d'assedio l'Inter possente e corrazzata costruita dal presidente Moratti. Il calcio è bello perché esalta e deprime nel giro di una settimana, ma questa Inter squassata, dovrà riprendersi obbligatoriamente presto, a cominciare dalla Coppa Italia di dopodomani con la Roma: adesso e d'ora in poi, se sbaglia ancora, finirà su una graticola ancora più rovente. Il difficile destino di chi se vince ha fatto solo il proprio dovere.

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