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Roma rimonta possibile Lazio obiettivo Europa

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Eppure, i giallorossi hanno dovuto patire le rotture continue di Totti e ancor più la scomparsa del presidente Sensi, la forza trainante della squadra e credo l'unico nel panorama italiano che abbia speso i propri denari per la sua squadra. Un giorno forse avremo modo di verificare come stanno le finanze dell'Inter.Se dovesse venir fuori che a strapagare i cento giocatori neroazzurri sono le sofferenze bancarie, allora la A.S. Roma potrà legittimamente esigere di fregiarsi di altri due scudetti. La Rometta d'inizio campionato, dopo il derby, tornata Roma, ha subito quest'anno una campagna acquisti da urlo, follia tale da attirare l'interesse dei migliori psicoanalisti, psichiatri, alienisti e psicologi. Quali traumi infantili, abreazioni, rimozioni, onirismi possono spiegare il marasma di quanti hanno detto no al goleador Milito, stimato pippa magna? Non basta, sia i calciatori, sia noi tifosi nati per soffrire ci dobbiamo sorbire pure il calcio sparlato e l'oralità di Spalletti, il quale è certamente trainer di livello, a condizione, però, che rimanga zitto e muto. La Lazio la superiamo presto, non c'è problema. Con onestà intellettuale riconosco, però, ai laziali un grande presidente, peraltro valente talent scout, e un ottimo allenatore. Per fortuna nostra, rimanendo inesorabilmente biancocelesti, patologia grave e incurabile, i nostri cugini da anni, invece di ringraziare, sono soprattutto impegnati a sgretolare Lotito e Rossi. Gli psichiatri di tutto il mondo, a parte la psicotica campagna acquisti dell'A.S. Roma, da tempo si dedicano a monitorare anche il masochismo laziale, forse per dare nome ad un nuovo devastante complesso. Meglio per la Lupa, che, nonostante tutto, avanza in Europa. La Lazio, Consule Masoch, rimane e rimarrà protagonista tra Vitorchiano e Isola Liri. Comunque, buon anno a tutti, alla Roma eurocapitolina soprattutto, ma anche ai biancocelesti della regione Lazio. Premessa ideologica: l'anno solare si chiude con la Lazio sopra alla squadra più forte del mondo (se anche vincesse il recupero con la Samp, la squadra più forte del mondo resterebbe infatti a - 1 in classifica). Corollario: nonostante alla fine dello scorso campionato Roberto Mancini abbia fatto di tutto per favorirla, ancora una volta la squadra più forte del mondo è rimasta tale soltanto per i giornali e le radio private romani. Corollario bis: il fallimento della squadra più forte del mondo è stato in gran parte provocato dallo scherzetto che gli abbiamo fatto noi nel derby del 19 marzo. Ogni giudizio serio sul 2008 della Lazio (e dei laziali) non può prescindere da questa duplice, consolatoria premessa, che sparge una sedativa luce pastello sui grigioscuri di un'annata così ricca di contraddizioni da risultare, altrimenti, indisponente e irritante. Perché non c'è dubbio che il potenziale della squadra biancoceleste dello scorso campionato - e ancor più quello della squadra di quest'anno - avrebbero potuto e dovuto produrre ben altri risultati. Non è il caso di rivangare scendendo nei particolari, ma è un fatto che, alternando momenti esaltanti a deprimenti scempiaggini, la Lazio ha sostanzialmente deluso i suoi tifosi, gente che notoriamente non chiede la luna ma che dai propri beniamini vorrebbe, se non altro, dedizione e concentrazione costanti. Se ciò non è stato possibile né nello scorso campionato né, nonostante l'esaltante avvio, in quello in corso, è evidente che ci sono problemi e che le solite spiegazioni (infortuni, arbitraggi, sfortuna, rivalità interne) non ne colgono il nocciolo. Fra le poche cose che mi sembra di aver capito dello sport dopo una vita trascorsa ad occuparmene c'è la tendenza delle squadre ad assumere le caratteristiche caratteriali del loro allenatore (per stare all'oggi, l'Inter è scorbutica e tignosa come Mourinho, la Roma intelligente e permalosa come Spalletti, eccetera). La Lazio mi sembra avere tutti i pregi e tutti i difetti di Delio Rossi, un tecnico bravissimo nel costruire ma talmente innamorato di questa parte del proprio lavoro da non essere capace, poi, di gestirne in modo adeguato il frutto. Ecco perché, secondo me, finché non cambierà mano la Lazio è destinata a restare la splendida promessa incompiuta che ci ha fatto delirare e disperare in questo 2008 a singhiozzo.

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