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L'anno d'oro dello sport spagnolo

Spagna

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Quanta differenza con noi italiani, capaci di vincere una finale mondiale ai rigori, e per di più giocando male. Ma la storia cambia, e il 2008 ha ripagato con gli interessi gli iberici di tutte le amarezze, non solo sul fronte calcio. Dagli sport di squadra a quelli individuali, il giallorosso a righe orizzontali della bandiera ha campeggiato su decine di podi. Il successo più importante, va da sè, è stato quello agli Europei di calcio. Un po' per la popolarità dello sport, un po' per le tantissime occasioni mancate, ma anche e soprattutto perché la Spagna l'ha ottenuto senza il suo uomo faro degli ultimi anni, quel Raul che Aragones ha lasciato a casa a sorpresa. Il palcoscenico è stato tutto dei giovani terribili Villa e Torres. Una linea verde che potrebbe significare l'apertura di un ciclo con l'arrivo di tanti altri trofei. C'è un'altra Nazionale spagnola che ha vinto senza il suo fuoriclasse, rimasto a casa stavolta per infortunio. È quella dei tennisti, capace di andare a conquistarsi la coppa Davis sui campi argentini senza Rafael Nadal, partendo contro i favori del pronostico, giocando su una superficie veloce non gradita. E poi c'è la Spagna del basket, che alle Olimpiadi di Pechino si è arresa in finale solo alle stelle dell'Nba, e quindi può considerarsi a tutti gli effetti la Nazionale più forte tra gli «umani». Tanto spirito di squadra, chiaro, ma se si hanno a disposizione talenti straordinari viene tutto più facile. E quello che gli iberici hanno fatto negli sport individuali, probabilmente, è ancora più impressionante. A partire proprio da quel Rafa Nadal che, nel 2008, è riuscito a strappare al divino Federer la prima posizione nella classifica Atp del tennis. Un sorpasso che ha come simbolo più significativo la bellissima finale di Wimbledon, dove lo spagnolo ha battuto lo svizzero in cinque set che resteranno a lungo nella memoria di tutti gli appassionati. Non contento, Nadal si è anche confermato nella sua amata Parigi e ha conquistato un'Olimpiade che, in passato, i tennisti di rango avevano spesso snobbato. Il tutto a soli 22 anni. Nel ciclismo gli spagnoli sono sempre stati dei maestri, anche se i fasti di Indurain erano lontani. Negli ultimi anni gli iberici erano restati a guardare persino nella corsa di casa, la Vuelta. Il Giro d'Italia era riserva di caccia degli «autoctoni», al Tour de France c'era Armstrong, inutile solo pensarci. E invece ci hanno pensato Sastre al Tour e Contador al Giro. Quest'ultimo ha interrotto un filotto italiano che durava da 11 anni e si è ripreso anche la Vuelta. Nel 2009, inoltre, avrà come compagno di squadra proprio lo spauracchio Armstrong, e la sfida si farà ancora più interessante. C'è infine uno spagnolo unanimamente considerato un fuoriclasse nel proprio sport, ma che negli ultimi due anni ha lasciato il proscenio ad altri. Per tornare a conquistare un Mondiale di Formula Uno, Fernando Alonso dovrà probabilmente scendere dall'amata Benetton e salire su un'auto più competitiva. Non accadrà nel 2009, il suo contratto con la casa francese è già stato rinnovato. Ma per il 2010 i giochi sono aperti. I ferraristi ci sperano. Fernando, con i tentativi di aiutare Massa nella conquista del titolo, ha già inviato qualche segnale a Maranello.

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