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Quel motore è diventato un polmone

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Poi dicono che le donne dirigenti non fanno per il calcio e i colleghi, se anche si lasciano andare a complimenti, lo fanno con la solita aria di chi sottintende una speciale elargizione. Ho bene in mente i più recenti sfoghi dirigenziali contro gli arbitri: la novità consiste nel non prodursi in attacchi diretti (c'è ancora paura di ricevere, in cambio, visite moleste) ma nel colpire di rinterzo. Ad esempio: «Non discuto l'arbitro, ma l'assistente evidentemente dormiva»; «L'arbitro è un uomo, dunque fallibile: moviola in campo e lo scandalo finirà»; «Per favore, non chiedetemi dell'arbitro, non voglio proprio parlarne». Ma spesso parlano gli occhi, le smorfie, i sorrisini complici che esaltano gli intervistatori. Rosella Sensi è andata dritta al segno. Ne aveva facoltà. Ma non ha perdonato il lassismo di certi giocatori, già evidente da tempo eppure raramente denunciato e piuttosto coperto con coccole piene di comprensione. Sappiamo che Mourinho furbeggia, di tanto in tanto, ma quando risponde, a chi gli parla di giocatori stanchi, che la stanchezza si addice a chi lavora dieci ore al giorno e si fa un mazzo così dice una fondamentale verità. È ora di smetterla di trovare scuse per i Signori del Pallone, nessuno gli chiede sangue, sudore e lacrime ma un atteggiamento conseguente almeno alla paga. Se Mario Missiroli diceva di noi scribi «piuttosto che lavorare faccio il giornalista», coi tempi (e gli stipendi) che corrono suggerirei una modifica sostanziale: «Piuttosto che lavorare faccio il calciatore». Per quel che riguarda la Roma naturalmente non mi fermerei qui. L'analisi dei guai giallorossi deve andare piu' a fondo e non coinvolgere, come sempre, l'allenatore. Se Spalletti fa capire di essere un possibile capro espiatorio trovo la sua sortita un po' demagogica: chi potrebbe accusare della crisi della Roma il tecnico che per almeno due stagioni ha portato i giallorossi a un livello qualitativo forse senza precedenti? Gli si chieda, piuttosto, un pizzico d'energia in più: vederlo in panchina, a Udine, annichilito, come colpito da un fulmine, ha fatto un'impressione negativa: prima di Rosella Sensi toccava a lui prendere posizione nei confronti dei giocatori le cui prove negative sono ormai abbondanti, evidenti, spesso inspiegabili. Così come sarebbe opportuno rivelare (non a noi) che se si possiede una Ferrari bella, veloce e potente, se si rompe un pezzo non lo si può sostituire con un ricambio da utilitaria. Il motore della Roma, di questi tempi, sembra quello di una Duna. Brasiliana, naturalmente.

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