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Mentre guardavo Sebastian Vettel ...

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Ed ecco l'auto-applauso di Vettel diventare un pugno agitato in segno di trionfo fuori dall'abitacolo di una macchina nera semioccultata da una nube d'acqua. Il pugno è quello di Ayrton Senna, la macchina una Lotus, la pista quella dell'Estoril. Il giorno è la domenica di aprile del 1985 in cui, doppiando sotto il diluvio tutti gli avversari tranne Alboreto (comunque staccato più d'un minuto), il mitico Ayrton vince il suo primo Gran Premio e annuncia al mondo l'Avvento di un semidio. Come Senna quel giorno, Vettel ieri ha sfruttato l'occasione offertagli da quella grande livellatrice che è la pioggia per far vedere che, in certe circostanze, un pilota vero può ancora battere i grandi team e i grandi costruttori anche se guida una macchina messa in pista senza ipermiliardarie diavolerie da una scuderia con un budget di terzo livello, e per confermare di essere ciò che in molti sospettavamo: un predestinato. Proprio come Senna, vedrete, non appena riuscirà ad approdare in una grande squadra egli diventerà uno dei più grandi campioni di tutti i tempi. A convincermi che le cose andranno così è un'ulteriore considerazione. Non può essere «soltanto» un caso - io sono convinto che sia, quanto meno, un Caso con l'iniziale maiuscola - che Vettel abbia raccolto il testimone di Senna anche grazie al supporto di Gerhard Berger, che di Ayrton fu compagno di squadra e intimo confidente, e soprattutto di Giorgio Ascanelli, che ne fu l'ingegnere di pista. Berger, team manager della Toro Rosso, gli ha dato un volante ed è riuscito anche a mettergli dietro alla schiena un motore Ferrari. Ascanelli, da direttore tecnico della piccola scuderia romagnola, gli ha dato la macchina e la serenità di cui il ragazzo aveva bisogno per far vedere di che pasta è fatto. Uno che credesse all'esistenza di un Grande Disegno e di un Disegnatore romantico, adesso si illuderebbe sulla possibilità di vedere questo terzetto riunito in Ferrari, magari per iniziativa di Schumacher, che oggi è il mentore di Vettel (cresciuto a pane e go-kart a Kerpen, sulla pista di sua proprietà) dopo essere stato, più o meno direttamente, la causa dell'allontanamento di Berger ed Ascanelli da Maranello. Invece Montezemolo preferisce tenersi Raikkonen e Massa. Contento lui...

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