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Pechino supera il primo esame tra lo smog

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Ricordo con angoscia le tre ore di fila per superare il primo filtro all'aeroporto della civilissima Atlanta nel 1996 e le tre ore di un pullman guidato da un volontario prelevato nell'Oregon per compiere i quattro chilometri che mi separavano dall'albergo e li metto a confronto con il quarto d'ora che ieri mattina ho impiegato per uscire, ritiro bagaglio compreso, dall'aeroporto di Pechino e vi aggiungo altri 15 minuti in un pulmann con aria condizionata per arrivare al Centro Stampa, non c'è evidentemente partita. Inoltre nemmeno a Sydney, dove le cose erano andate abbastanza bene, e ad Atene (meno bene) non era stato altrettanto facile e rapido muovere i primi passi olimpici. Il resto, naturalmente, è ancora tutto da verificare. Le naturale gentilezza dei piccoli volontari cinesi è purtroppo attenuata dalla scarsa conoscenza della lingua inglese e dalla difficoltà di pronuncia anche da parte di coloro che l'inglese lo conoscono abbastanza. Non vi posso dire molto sul tempo. Non posso nemmeno giurare se piove o meno perché ho seri dubbi che la pioggia riuscirebbe a penetrare della grigia coltre di nubi ma soprattutto di smog che copre la città. Il caldo e l'umidità li davo per scontati. Ci si difende con l'aria condizionata ma è una difesa che può costare cara perché la gola potrebbe presentarmi il conto tra qualche giorno.

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