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Ma la Figc non esce a testa alta

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Nel suo addio, il cittì uscente torna a soffermarsi sulla sfumature che avrebbero segnato il suo destino, i rigori sbagliati, gli infortuni pesanti, la sorte avversa. Sarebbe utile ricordargli come proprio un rigore, quello parato da Buffon a Mutu, abbia ritardato l'addio: segnato però, in quel caso, da una disfatta senza precedenti storici. Ma neanche la federazione esce dalla vicenda a testa alta, nessuno le aveva imposto una scelta discutibile, un tecnico giovane con un'esperienza al Livorno non particolarmente significativa, impalpabile livello carismatico, personalità scarsamente incisiva. Limiti che hanno reso problematico anche il rapporto con l'opinione pubblica, rappresentata dai mezzi di informazione, l'accenno all'inesistente carro dei vincitori non ha contribuito ad elevare il livello di popolarità del tecnico. Doverosi e rispettosi il grazie e il riconoscimento della buona volontà, oltre non era possibile andare, forse sarebbe stata apprezzata l'ammissione di un concorso di colpa. Con Lippi, qualche volto nuovo nello staff, particolarmente gradito il faccione di Angelo Peruzzi, da sempre immagine di un'onestà intellettuale. Ma anche l'organico prevede ampio avvicendamento, tra anagrafe incalzante e qualche emergente rimasto ad annaspare sott'acqua, non convince la diffusa teoria dei recuperi part-time, che il nuovo gruppo non sarebbe disposto ad accettare senza comprensibili mugugni. Comunque l'eroe di Berlino, che tutto logicamente sapeva delle decisioni federali e anche dei tempi, per certi versi sorprendenti, ha manifestato la sua soddisfazione: grande, che promette dunque un lavoro segnato dalla competenza, ma anche dall'entusiasmo. Come se la separazione fosse una parentesi da cancellare in fretta, si torna sulla rotta mondiale.

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