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Spalletti «incassa» e pensa al futuro

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Già, perché la qualificazione alla Champions vale qualcosa attorno ai cinque milioni di euro (tra quota d'accesso, gettone-gara, premi e botteghino), soldi che la società presumibilmente investirà proprio per risolvere le questioni spinose dei contratti ancora da «limare». Soldi freschi che Spalletti spera verranno reinvestiti per potenziare una squadra già comunque tra le più performanti d'Europa. E per il tecnico giallorosso c'è infatti anche la consapevolezza di aver creato un gruppo vincente in grado di fare la differenza pur mancando molti titolari (senza un inamovibile come Totti la Roma in questa fase non ha mai perso: quattro vittorie e due pareggi) e tentando delle strade diverse. Poi, come spesso accade quando percorri una strada nuova, si possono aprire anche nuovi orizzonti. E non è un caso se la «scelta tecnica» di aver lasciato in panchina Mancini a Kiev, sia arrivata proprio nel momento di maggior splendore della «nuova» corsia esterna formata da Cassetti e Tonetto. Grande risposta dei due esterni che consente a Spalletti di poter iniziare a pensare seriamente all'utilizzo contemporaneo di Totti e Vucinic. «I due possono coesistere» ha tenuto a precisare subito dopo il match vinto contro gli ucraini. Con Taddei recuperato e un Panucci in questo stato di grazia (da ieri è il difensore più prolifico della storia giallorossa), qualcosa in più lì davanti si può rischiare. Sempre che Spalletti riesca a convincere Totti che tornare a giocare qualche metro più indietro potrebbe fare la fortuna di tutti. Amantino, ovviamente, non l'ha presa benissimo: era infatti suo l'unico volto imbronciato al rientro nella capitale. La scelta del tecnico potrebbe non far benissimo (o forse esattamente il contrario?) al rinnovo del contratto ancora tutto da discutere del brasiliano. Il segnale arrivato da Kiev è chiaro: la Roma può fare a meno «anche» di Mancini. Ma il paradosso, tutto romano, è che questa cosa rischi di diventare un problema. In questo senso la Roma e forse tutto ciò che le ruota attorno, deve cresce e iniziare a pensare come una grande realtà. In una squadra di primo livello c'è gente «vera» che va in panchina e il turn-over deve diventare un fatto naturale, non un «caso» che inneschi malumori. L'Inter, tanto per fare un esempio italiano, può mandare in panchina gente come Cruz o decidere strategie «curative» di un certo tipo con tale Adriano. Roba normale per una squadra di prima fascia. Così Spalletti, tra le altre cose, deve stare anche attento a non irritare la suscettibilità dei suoi. Lo farà? In parte, ma la strada che il tecnico giallorosso ha imboccato sembra essere in questo momento tutta in discesa e già da domenica contro l'Udinese dovrà iniziare a fare nuovi esperimenti. Ha ancora qualche infortunato, gente da rimettere in piedi in fretta, Ferrari squalificato e dovrà fare di nuovo a meno di Totti. Robetta? Mica tanto, perché quando il capitano sta bene gioca: sempre.

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