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Inzaghi, l'asso di coppa eguaglia Müller

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«Filippo Inzaghi è già entrato nella storia del Milan», ha proclamato ieri Silvio Berlusconi. Una sorta di incoronazione, che poggia sulle cifre sbalorditive di Pippo: i 62 gol in Europa con i quali è salito al vertice della classifica cannonieri Uefa assieme a Gerd Müller (il tedesco ne ha ancora 7 in più, realizzati nell'antica Coppa delle Fiere, ma l'Uefa non li conta); gli 86 realizzati in gare ufficiali del Milan dalla stagione 2001-2002, quando fu ceduto dalla Juve; i 33 in Europa per il Milan, che lo portano a uno soltanto dal record rossonero di Shevchenko (ed è il record, dice Pippo, che gli darebbe «tanta soddisfazione battere»). Pippo mordeva il freno per la voglia di giocare, come ha detto ieri Ancelotti elogiando la sua prestazione. Ma continua a morderlo, anzi più di prima. «Tenevo il muso ad Ancelotti? No, è che mi sentivo bene e aspettavo con ansia la mia chance - ha spiegato Inzaghi, sulla via del ritorno da Donetsk - Quando hai 34 anni, è anche nei momenti in cui non giochi che devi far vedere quello che sai fare e io a questa età lo faccio ancora volentieri. Sto bene, mi alleno bene, e alla fine il lavoro che faccio paga. Anche se non è semplice andare subito in gol quando entri a mezz'ora dalla fine». Con tanti e ripetuti ringraziamenti ai compagni «di tutte le squadre in cui sono stato, perchè senza di loro non avrei fatto tutti questi gol», Pippo Inzaghi fa capire senza troppi sottintesi che il posto in attacco quando sta bene se lo merita, magari per un po' più di mezz'ora.

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