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SI chiude il Torneo delle Sei Nazioni ...

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Una piccola soddisfazione per gli azzurri, per la prima volta nella storia determinanti per la vittoria finale. Fuori gioco l'Inghilterra di Ashton sconfitta a Cardiff dal Galles con il punteggio di 27-18. L'Italia saluta il Sei Nazioni più bello di sempre per i colori azzurri con una sconfitta pesante nel punteggio, 24-51, che ristabilisce la distanza tra la giovane e promettente squadra di Berbizier e l'eccellenza del rugby mondiale alla quale l'Irlanda appartiene di diritto. I verdi di O'Sullivan hanno dimostrato proprio al Flaminio di essere in grado di giocare il miglior rugby europeo. Letteralmente devastanti con l'ovale tra le mani O'Driscoll, D'Arcy, Hickie e compagni hanno una capacità straordinaria di far vivere il pallone con ricicli veloci che eludono le difese avversarie mettendo scompiglio tra le linee del nemico. Dietro ad un pack solido, che ha comunque sofferto ieri l'assenza di O'Connell, dirigono l'orchestra il sulfureo Stringer e l'accuratissimo O'Gara, vero cervello della squadra non per nulla arrivato a fine torneo distrutto fisicamente e con il volto segnato dalle botte degli avversari. In vista della Coppa del Mondo di settembre prossimo in Francia, l'Irlanda, più degli stessi galletti di Laporte, si propone come l'alternativa europea allo strapotere annunciato della Nuova Zelanda. Roma ha accolto la festosa invasione dei figli d'Irlanda, circa 18000, in occasione della ricorrenza di S.Patrizio con una giornata di sole che ha incantato gli irlandesi. Lo stadio Flaminio ha presentato un colpo d'occhio e un'atmosfera straordinari con la cerimonia degli inni nazionali così intensa da far accapponare la pelle. Il match vedeva gli italiani in grado di giocare senza pressione psicologica grazie alle due vittorie precedenti su Scozia e Galles, mentre l'Irlanda puntava al maggior scarto di punti possibile a favore per lottare a distanza con la Francia impegnata contro la Scozia per la vittoria finale. Gli azzurri partivano subito bene mettendo in scena un buonissimo primo tempo nel quale attuavano il piano di gioco preparato da Berbizier. Tesori di possesso guadagnati dalla mischia chiusa e dalla touche, pressione, placcaggio e ovale custodito nella cassaforte del pack. Nonostante le numerose assenze Bortolami e soci riuscivano a gestire il gioco e le cose si mettevano bene. Ramiro Pez giocava all'altezza del suo talento e metteva sul piatto della bilancia la precisione del suo piede che fruttava un drop, giunto in capo all'azione più bella del Torneo che vedeva sette fasi di gioco entusiasmanti degli azzurri, e un calcio piazzato nei primi 18' per il vantaggio di 6-3 per l'Italia. Un minuto dopo un ritardo nel ripiazzamento della difesa degli azzurri regalava la prima meta ai verdi con l'estremo Dempsey bravo ad inserirsi in attacco su un'azione orchestrata dal solito O'Driscoll. Gli uomini di Berbizier organizzavano una reazione che portava ad una mischia ordinata ben dentro i 22 metri irlandesi. Il pack azzurro vinceva l'introduzione ma Parisse era ingenuo a lasciar uscire il pallone dal controllo dei suoi piedi. Era lestissimo Hickie a raccogliere l'ovale e a lanciare un contrattacco che portava in meta il sostegno del flanker Simon Easterby. O'Gara falliva la trasformazione per il 6-13. Ancora una volta il pack italiano con uno splendido Zanni organizzava la risposta che portava al 29' ad un altro piazzato di Pez dopo una maul guidata alla perfezione da Troncon per il 9-13. Era il momento migliore per l'Italia che solo due minuti più tardi metteva uno splendido Pez in condizioni di capitalizzare il lavoro del pacchetto di mischia con un altro drop che fissava il 12-13 alla mezz'ora. Il pack italiano continuava a dominare soprattutto in mischia chiusa e Perugini faceva passare un brutto quarto d'ora ad Hayes. Al 35' l'unico errore di Pez dalla piazzola preludeva alla sanguino

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