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Prove tecniche di «vero» Rocca

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Una gara strana e assurda come quella di ieri anche. Ad Adelboden, Svizzera. Dove di solito la neve bisogna toglierla a palate tanta ce n'è. E dove invece ieri un po' pioveva e un po' c'era il sole. Risultato: pista orrenda, scalinata dopo un paio di passaggi e piena di buche. Così, il verdetto finale è stato un inno all'assurdo: ha vinto lo svizzero Marck Berthod, sceso nella prima manche con il pettorale 60, piazzatosi ventisettesimo e quindi qualificatosi per la seconda. A quel punto, l'atleta di casa ha potuto usufruire del terzo numero di partenza della seconda prova e ha fatto tombola: pista quasi perfetta, sciata attenta e decimi su decimi recuperati a chiunque. Anche ai migliori, che gli avevano rifilato oltre due secondi nella manche di apertura disputata sotto la pioggia. Per la serie: se spettacolo agonistico non c'è stato, non è mancato il pathos. E nemmeno la festa finale, visto che gli elvetici non festeggiavano una vittoria in speciale dal 1999, quando Didier Plachy si impose a Kranjska Gora. Berthod, 29 anni e una carriera normale al punto che tra i pali stretti non era mai andato oltre il ventesimo posto, ha preceduto alla fine gli austriaci Benjamin Raich (ottima conferma: dopo la vittoria in gigante di sabato, il detentore della Coppa torna in lizza anche per la classifica generale (458 punti), visto che il norvegese Svindal non ha concluso la sua prova rimanendo comunque davanti a tutti con 639 punti davanti a Cuche, 571) e Mario Matt. Per l'Italia il migliore è stato Giorgio Rocca, sesto alla fine tra qualche rimpianto: avesse avuto un numero migliore del 5 nella prima manche, avrebbe potuto osare qualcosa di più e magari salire sul podio. Non male poi il settimo posto dell'altoatesino Manfred Moelgg, partito con il pettorale 58. Gara irregolare comunque, ma a norma di regolamento del tutto valida. Solo che a tratti è parso di assistere a Oggi Le Comiche: intorno all'ora di pranzo è spuntato il sole e la pista si è trasformata in una lastra su cui era difficile mantenere l'equilibrio. Berthod ha colto l'attimo e, con la sua faccia pacioccosa, festeggiato il successo di fronte a connazionali scatenati cui non pareva vero di assistere al trionfo di un loro atleta. Nessuno è riuscito ad avvicinarne il tempo: non Bode Miller, che ha anche perso uno sci senza colpa, non Rocca, Palander, Raich e nemmeno Larsson, autore del miglior tempo nella prima manche. Buon per Berthod, insomma, eroe per un giorno. Vincere uno slalom di Coppa del Mondo partendo con il pettorale numero 60 non rappresenta comunque un primato: meglio di Berthod aveva fatto nel 2001 ad Aspen, il croato Ivica Kostelic che conquistò il successo con il pettorale 64. In slalom gigante la vittoria con il pettorale più alto - il 45 - andò invece nel 1972 all'azzurro Piero Gros in Val D'Isere. In superG, poi, l'austriaco Hannes Trinkl vinse nel 1993, a Lech, con il pettorale 51. Ma il primato assoluto va alla discesa e a Markus Foser del Liechtenstein, che nel 1993 vinse in Val Gardena con l'incredibile pettorale 66. Eventi straordinari che a volte hanno certificato l'esplosione di veri talenti, ma che più spesso sono stati determinati da condizioni di gara del tutto particolari. Certo, il giovane Piero Gros che si affacciava nel Circo Bianco - vincendo addirittura la sua gara d'esordio - ha poi confermato di essere atleta dominante in tutte le condizioni entrando di diritto a far parte della cosiddetta Valanga Azzurra. A Berthod non succederà nulla del genere, c'è da scommetterci. Ieri era anche in programma lo slalom femminile di Kraniska Gora: ha vinto tanto per cambiare (davanti a Sarka Zahrobska e Veronika Zuzulova) l'austriaca Marlies Schild, arrivata al sesto successo stagionale e al quinto su sei gare tra i pali stretti. La Coppa del Mondo può essere quasi tranquillamente considerata già sua e fa il paio con quella che l'anno scorso ha conquistato il suo fidanzato Benjamin Raich. L'Italia, dopo l'eccellente secondo posto di sabato nel gigante con Nicole G

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