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L'osservatorio

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La ricorderà, il popolo romanista, per due storici obiettivi comunque centrati: quel record di vittorie a seguire che l'Inter sta caparbiamente mettendo in pericolo, ma anche per il primato nella particolare classifica dell'anno solare, gli ottantasei punti messi in fila da gennaio a dicembre: gli stessi dell'attuale capolista, migliore negli scontri diretti, ma tenuta indietro nella graduatoria determinata dalla differenza gol. Anche parentesi buie, certo, nessuna più negativa dell'infortunio che ha tenuto a lungo ai margini il capitano, poi riconsegnato al calcio dall'anomalo rodaggio di un campionato del mondo. Ma è giusto ricordare, oltre al momento magico della collana di undici vittorie e alla supremazia nel 2006, come l'anno che sta per prendere congedo sia quello che ha segnato la svolta autentica nella fisionomia della Roma: chiamata da un ispiratissimo Spalletti a recitare un copione che nessuno, in Italia ma probabilmente nell'intero universo calcistico, è riuscito a imitare. Da sempre emarginata da quei centri di potere che hanno sublimato la truffa quotidiana a livelli impensabili, la Roma si è assicurata soprattutto un primato che i suoi sostenitori non cambierebbero con qualche coppetta svalutata, quello dello spettacolo. Una gioia anche per chi ama il calcio e il divertimento, al di là dei colori delle maglie e delle dislocazioni geografiche. Un progetto nato quasi per caso, figlio di arcigne emergenze, e abbracciato con entusiasmo e unità di intenti da un gruppo solido, che sembra non ammettere interferenze, per illustri che siano, nel perfetto e collaudato meccanismo capace di produrre risultati superiori alle promesse di un organico qualitativo, ma povero di alternative. Un presente esaltante, una rincorsa al vertice frenata ma non del tutto compromessa, nonostante l'Inter vanti risorse di più elevato livello. Paradossalmente, un modesto campanello di allarme per il futuro, non tanto quello immediato visto che il mercato invernale raramente ha cambiato qualche vita, quanto per gli obiettivi da perseguire per la prossima stagione. La società, che deve tenersi stretto il suo tecnico, qualche tessera che impreziosisca un mosaico difficlmente migliorabile dovrà cercarla, ma soprattutto dovrà difendere da sirene di grande fascino i punti di forza. Non sarà facile, con tante scadenze, da Mancini a Chivu a Mexes: per quest'ultimo pare voglia scomodarsi personalmente Roman Abramovich, che rappresenta un mercato al di fuori della logica e delle regole dell'economia, fino a tenere a bada perfino i grandi di Spagna, che puntano sull'effetto fiscale per arricchire il loro campionato. Spalletti e i suoi centurioni non hanno bisogno di auguri: da rivolgere invece, in questo momento, soprattutto alla società.

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